+ARCHIVIO settimana 04-10 Aprile del 2011+
.:Indice degli Archivi:.

 

CATALOGHI TENTE ANNI '70
Recensione TENTE
1 di 4: gli esordi e  gli anni '70

Negli anni '70 una compagna spagnola di nome Exin-Lines Bros S.A. creò una valida alternativa agli strafamosi danesi Lego. La linea fu chiamata "Tente" ed esordì nel 1972. I giocattoli erano di buona qualità e quasi subito si dimostrarono validi anche dal punto di vista del design e della giocabilità: a differenza dei Lego, i Tente erano studiati per essere principalmente dei veicoli (almeno in principio): pezzo forte per tutti gli anni che seguirono furono le navi e la linea spaziale con le splendide astronavi che ricordavano i velivoli spaziali dei racconti di fantascienza anni '50/'60. Ma parliamo meglio dei cataloghi che vi proponiamo e per i quali ringraziamo la Tenteteca: la linea inizia, come abbiamo già detto, nel 1972, ma i cataloghi che abbiamo noi sono dal 1976 in poi. Nel 1976 abbiamo solo la linea "basic" (ciò quella per costruire liberamente, come accadeva per i Lego) e quella Mini. L'anno seguente, nel 1977, arrivano le linee che contraddistingueranno i Tente per tutto il decennio seguente: le linee Mar (le navi, sia civili che militari), Astro (le astronavi e i veicoli spaziali in generale) e Ruta (veicoli stradali e da lavoro). Nel 1978, queste ultime si arricchiscono di nuovi bellissimi pezzi, la collezione '78 può considerarsi la prima davvero bella e completa, con l'introduzione anche dei primi playset composti da edifici: porticcioli e piattaforme per le navi della linea Mar, basi spaziali per la linea Astro, e stazioni di servizio per la linea Ruta.


[Cliccate per ingrandire - da sisnistra:  i cataloghi 1976, 77, 78]

Queste tre splendide linee, avevano delle caratteristiche specifiche e innovative: la linea Mar ci offriva la possibilità non solo di costruire una bellissima nave da guerra o da trasporto, ma anche di adoperarne i piccoli veicoli inclusi: elicotteri, aerei di vario tipo, scialuppe di salvataggio, motoscafi e in seguito anche jet, batiscafi e molto altro. La complessità delle navi e dei veicoli inclusi (quasi sempre bianchi) migliorò con gli anni. La linea Mar era davvero unica: i veicoli erano piccolissimi e davvero ben costruiti, composti da uno stampo unico o al massimo da due parti (come gli elicotteri che avevano le eliche girevoli). Io da bambino adoravo attaccare s ataccare i veicolini e mandarli in ricognizione o in combattimento, e vederli così piccolini e curati era stupendo (io ho sempre avuto un debole per i giocattoli molto piccoli).

La cura della Tente per i dettagli era straordinaria e senza precedenti all'epoca per questo genere di giochi: le antenne, i radar, le scialuppe, i boccaporti apribili, le cabine di pilotaggio (con le finestrelle già disegnate), i cannoncini mobili e molte altre cose, che aumentarono durante gli anni '80, rendendo il tutto davvero fantastico da giocare. Voglio chiarire una cosa: i Lego erano, sono e saranno sempre dei giocattoli straordinari, forse i migliori di sempre, ma i Tente avevano qualcosina in più e sapevano distinguersi proprio per la presenza di questi dettagli: questi pezzi "unici" già montati, come fossero un qualcosa da aggiungere alle basiche costruzioni, come una ciliegina sulla torta.

L'impressione era di montare dei modellini classici con l'aggiunta di pezzi simili al Lego. Una cosa che mi ha sempre mandato in bestia della Lego era che non facevano giocattoli militari (capisco che fosse la loro politica, ma io coi giocattoli militari ci ho sempre giocato e sono tutto tranne che un violento o un guerrafondaio…), la Tente invece i giochi militari li faceva, e anche belli. Questo era un altro punto a loro favore. Inoltre, alcuni "pezzi" erano davvero stupendi, e apportavano un grande supporto al design generico del giocattolo costruito e finito, ricordo per esempio tutti gli elementi semisferici, in particolare nella linea spaziale. Parlando della linea spaziale Astro, era sicuramente la più accattivante come aspetto: partita con pochi veicoli di superficie spaziali e una piccola base, arrivò a contare innumerevoli basi di atterraggio, torri, astronavi enormi e molto altro. C'erano anche degli "omini" articolati alle braccia, con i piedi che si agganciavano al "mattoncino" Tente (che era diverso da quello Lego, forato e più basso). La linea Ruta era carina ma meno interessante: si trattava di vari tipi di camion, autoarticolati, e altri veicoli da strada, da emergenza o da lavoro, e da stazioni di servizio di varie dimensioni. Il pregio era la varietà di modelli da scegliere: nel '78 c'erano già 17 modelli di veicoli differenti... niente male!

La qualità dei Tente era piuttosto alta: non eravamo ai livelli dei Lego... i Lego erano da 10, i Tente "solo" da 9. Perchè? La qualità della plastica era ottima: i Tente erano resistenti e difficilmente si rompevano. Tuttavia, la plastica era un po' più leggera di quella dei Lego, e i "mattoncini" si attaccavano un po' meno. Chiariamo fin da subito che parlo di una differenza minima, che però si poteva percepire. Nonostante il voto "9", i Tente erano giocattoli fantastici, e giunsero anche da noi. Io ricordo di averne avuti diversi, tra cui alcuni veicoli spaziali, la splendida portaerei e la nave da crociera. I Tente furono distribuiti un po' in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, dove furono distribuiti dalla Hasbro (il che dimostra che erano giocattoli di alta qualità). Infine, alcune confezioni aveveno delle splendide illustrazioni che aumentavano il fascino di questa serie.

La recensione non finisce qua, questa è solo la prima parte di una recensione divisa in quattro parti: la settimana prossima parleremo dei Tente nella prima metà degli anni '80 :) A presto e buon weekend a tutti ^_^ Ps. se volete altre immagin e informazioni, visitate la Tenteteca un sito bellissimo, il migliore in tutta la rete per quanto concerne questi splendidi giocattoli.

Recensione di SASUKE KID del 08.04.2011
Archiviata nella rubrica
Toys for Boys

GREEN LANTERN: il film
Trailer da 4 minuti con scene mozzafiato!!! Da vedere assolutamente!

 

Come molti di voi sapranno, è in arrivo (finalmente) un film dedicato alla polizia spaziale dell'universo DC: Le Lanterne Verdi. L'eroe principale è Hal Jordan, primo essere umano ad unirsi a questa speciale forza che protegge l'universo dal male. La minaccia che Hal e le altre "Lanterne Verdi" dovranno affrontare in questo primo capitolo (l'idea è di farne diversi a quanto pare) è una entità potentissima che si chiama Parallax. Hal Jordan è interpretato da Ryan Reynolds (King in Blade Trinity, Deadpool in Wolverine Origins). Oltre alla figata assoluta di avere finalmente una pellicola dedicata alle Lanterne Verdi, il film promette bene: effetti speciali, regia, quantità di razze aliene... non manca certo la varietà di personaggi! Alla DC si parla già del seguito (in cui avremo Star Sapphire!) e di un film dedicato alla Justice League... insomma, pare che la DC abbia deciso, proprio come la Marvel, di fare dei film curati sui supereroi della propria scuderia, per poi radunarli tutti insieme in un film dedicato alla Justice League (come la Marvel sta facendo con Ironman, Hulk, Capitan America e Thor per poi fare il film sui Vendicatori). Speriamo bene :) Batman e Superman li abbiamo già... vediamo quando e se arriveranno gli altri.

Notizia di SASUKE KID del 08.04.2011
Archiviata nella rubrica
Cinema


JOHNNY ENGLISH II!
Rowan Atkinson torna a farci morire dal ridere XD

 

Ciao! Non so voi, ma io quando vidi la prima volta "Johnny English" risi dall'inizio alla fine :) Lasciamo perdere che adoro Rowan "Mr.Bean" Atkinson... il film era davvero ben fatto, e molto divertente :) Senza mai essere volgare o troppo demenziale! Le facce di Atkinson bastavano per divertire! Per non parlare della sua sboronaggine nell'atteggiarsi a grande agente segreto! XD Una delle scene che mi ha letteralmente ammazzata è stata quella in cui lui entrava in ufficio e lanciava il cappotto verso l'attaccapanni... solo che poi il cappotto volava giù dalla finestra!!! XD Ahahahahah :P Bè, guardando il trailer di questo secondo e inaspettato episodio, devo dire dire che le premesse mi sembrano davvero ottime :) Sono ansiosa di vederli al cinema ^_^ E se non avete ancora visto il primo episodio, guardatelo perchè merita! Anche per la straordinaria interpretazione di John Malkovich nel ruolo del francese schizzato che vuole diventare re di Inghilterra!!! :P

Notizia di LASAIR del 08.04.2011
Archiviata nella rubrica
Cinema


CAST AGGIORNATO PER
SILENT HILL REVELATION

Carrie Anne Moss e Malcolm McDowell sono Claudia e Leonard Wolf


[a sinistra Kit Harington, che sarà "padre" Vincent, a destra Adelaide "Heather" Clemens]

Allora, arrivano un po' di novità ufficiali: intanto, una nuova foto [qui sopra] che ritrae Heather (Adelaide Clemens) e presumibilmente Vincent (Kit Harrington). Posso dire una cosa? L'attrice che hanno scelto per fare Heather è davvero UN CESSO. Fa schifo, non centra veramente un cazzo di niente con la bellissima ed eterea Heather. A che serve questo cast "lussuoso" che stanno tirando su, quando la protagonista fa CAGARE i cani. Sono schifato... e dire che aspetto sto film da una eternità, e che comunque sono felicissimo che esca... le premesse sono buone, perchè più news escono, e più sembra un film basato quasi interamente sul terzo capitolo della saga videoludica, che tra l'altro è il mio preferito da sempre. Comunque, la bella notizia è che lo spessore della produzione si conferma con i due nomi annunciati nel titolo: due star del calibro di Carrie Anne Moss (The Matrix... ricordate Trinity?) e Malcolm McDowell (bravissimo protagonista di Arancia Meccanica e tanti altri film). La coppia in questione interpreterà un duo padre-figlia decisamente noto agli appassionati della serie di videogiochi di Silent Hill: Leonard e Claudia Wolf. Gli attori si aggiungono dunque agli altri nomi già annunciati come facenti parte del cast: Adelaide Clemens, Kit Harington, Radha Mitchell, Sean Bean e Deborah Kara Unger (questi ultimi tre già apparsi nel film precedente).


[Carrie Anne Moss sarà la perfida Claudia Wolf, Malcolm McDowell suo padre Leonard]

Notizia di SASUKE KID del 07.04.2011
Archiviata nella rubrica
Cinema


COMPOBOY: IL ROBOT HI-FI!
Popy Technorobo Godaikin 1982

Oggi navigando in rete mi sono imbattuta per puro caso in un piccolo blog dove parlavano di questo curiosissimo robot del 1982 prodotto dalla giapponese Popy: in pratica si tratta di un impianto stereo, completo di tutto (persino di mobiletti con diversi 33 giri all'interno), che si trasforma in un possente robot! Non so bene a che serie appartenesse (anche se credo Godaikin) perchè non me ne intendo granchè... ma ho pensato fosse davvero carino mostrarvelo e farvi sentire la stessa sensazione di forte nostalgia che ho provato io :)


[Cliccate per ingrandire]

Notare tra l'altro che abbiamo trovato due differenti versioni (nelle foto qui sotto). Non c'è niente da fare... gli anni '80 erano davvero unici! Persino un favoloso impianto stereo poteva diventare un eroico robot ipertecnologico! Davvero spaziale :)

Rece di TOMOYO-CHAN del 07.04.2011
Archiviate nella rubrica
Toys Rarità



Archiviate nella rubrica
Toys Today


GOD SIGMA SOUL OF CHOGOKIN
Finalmente le stupende foto a colori dell'attesissimo robottone Sunrise!

God Sigma è sempre stato uno dei miei robot preferiti. Quando ero bambino, seguivo le sue avventure in tv: adoravo il cartone, i personaggi, i tre robot, la sua trasformazione così unica. Oggi, dopo ben 31 anni dalla sua nascita (il cartone è del 1980, da noi arrivò nel 1981 e fu trasmesso per la prima volta su Telereporter) avremo finalmente il piacere di avere una versione giocattolo del robot davvero eccelsa. Chiaramente, nulla batte in nostalgia la versione DX della Popy prodotta nel 1980! Però, la Bandai ci propone un God Sigma proporzionato, raffinato, resistente e del tutto trasformabile... come sempre d'altronde fa con tutti i modelli della linea Soul of Chogokin. Le foto parlano da sole... c'è poco da dire credo :) L'uscita è prevista per l'estate 2011, quindi non manca molto.

La sigla del cartone di God Sigma era una di quelle che mi esaltavano di più :)) Anche perchè partiva subito in quarta! E poi ricordo che i disegni mi piacevano molto... per l'epoca erano ben fatti. Quello che mi seccava del cartone erano i nemici che sembravano umani (o lo erano) e non erano mostri... come in Trider G7... cavolo! Mazinga si che aveva dei bei cattivi brutti, grossi e bastardi !!! :)= Comunque, eccovi la trama... nel caso non vi ricordaste di God Sigma: Anno 2050. La Terra, raggiunto un avanzato stato di sviluppo tecnologico, si trova a dover affrontare problemi di sovvrapopolazione e di crisi energetica. A Trinity City, un'immensa base terrestre situata nel mezzo dell'oceano, si sta studiando per scoprire il segreto di una potente fonte di energia in grado di soddisfare i bisogni di tutto il mondo. Il dottor Kazami, capo della Trinity University e dell'Istituto Robotico scopre l'energia di Trinity grazie alla quale alimenta tre fantastici robot, destinati all'esplorazione spaziale. L'Impero alieno di Helda è deciso a tutto pur di rubare questa energia e comincia la sua invasione conquistando Joa, un avamposto terrestre situato sul più grande satellite di Giove (Si tratta in realtà di Io, N.d.R.) Joa, che rappresenta un'importante colonia per lo sfruttamento dello spazio, è la patria natale di Toshiya, eroe della storia, che ingaggerà una tremenda battaglia per vendicarsi con gli alieni e ritrovare il padre disperso. L'unica difesa contro gli alieni è il potente God Sigma, ottenuto dall'aggancio di tre robot, pilotato da 3 giovani eroi: l'eroico Toshiya, il brillante Noguchi e l'impulsivo Kiraken. Inizia così una tremenda guerra senza esclusione di colpi tra gli Heldiani stanziati su Joa e i terrestri rappresentati dalla base di Trinity City, che vede sempre il bene trionfare. Una svolta decisiva tra le file nemiche avviene quando giunge su Joa una nave spaziale del 24° secolo con a bordo gli Heldiani del futuro che, ormai sconfitti, cercano di modificare il loro fato modificando il passato. Rovesciando l'attuale gerarchia heldiana, i nuovi nemici prendono il comando delle operazioni di attacco che si fanno sempre più spietate.

Notizia di SASUKE KID del 06.04.2011
Archiviata nella rubrica
Toys Today


SHAMPOO CAMPUS ALLA MELA VERDE
Il più indimenticabile degli anni '80!

Mi scende una lacrimuccia quando ripenso a questo shampoo. La bottiglina che ricordo io è esattamente questa, e il prufumo rimane indimenticabile. Sicuramente, considerando l'epoca in cui Campus veniva venduto, direi che si trattava di uno shampoo bello pieno di tensioattivi, e la fragranza sarà stata sinteticissima. Eppure, che nostalgia!!! Assieme al Johnson's Baby, Campus era un must al momento di lavare i capelli, quand'ero bambina. La figlia (all'epoca ventiquattr'enne) dei miei vicini di casa era per me un punto di riferimento per tutto quello che a mio parere doveva significare essere donna, e usava sempre questo shampoo. Impossibile ignorare il profumo che aleggiava dietro di lei, e così anch'io che ero piccolissima volevo profumare di mela verde. L'ho utilizzato per anni, e all'improvviso non l'ho più trovato al supermercato. Quando ho smesso di adoperarlo mi è parso che fosse finita un'epoca. Rivedere la sua pubblicità mi è sembrato come riaprire uno scatolone rimasto sotterrato per anni, con qualche diapositiva di qualche decennio fa. Ma quanto successo ha avuto Campus alla mela verde? Io non posso fare a meno di pensare a lui quando addento una Granny Smith, e non è normale... Qualcuno mi suggerisca un altro shampoo alla mela verde, presto!

Rece di PROFUMISSIMA del 06.04.2011
Archiviata nella rubrica
Fashion


I PANINARI
Gli unici veri sfigati degli anni '80, altro che gini e cinesi...


[la foto qui sopra è puramente illustrativa e non vuole offendere nessuna delle persone raffigurate]

Svariati anni fa, parlammo qui su Nijirain dei Paninari: una corrente giovanile molto presente, e che racchiudeva in sè mode, tendenze, gusti e fenomeni mediatici. Quel che ricordavo io, avendola vissuta da bambino, erano semplicemente certi simboli, come il piumino Moncler, la borsa Naj-Oleari, la cintura del Charro e le scarpe Timberland. Poi ero chiaramente affascinato e divertito dai film americani, dalla splendida musica dei Duran Duran e degli Spandau Ballet (che però per fortuna conoscevo entrambi da prima, e quindi apprezzavo come musica e non come fenomeno legato all'isteria giovanile dei Paninari), da Deejay Television, dal Burghy (che ancora rimpiango per la sua bontà) e da cose più "piccole", come le figurine del Paninaro, i Paperotti, le Minischifezze, i fumetti di Merd-man (cose da veri intenditori!). Quello che non sapevo, era che i Paninari non erano altro che persone superficiali, schiave delle mode, quasi sempre classisti se non direttamente razzisti o estremisti di destra. Se ci ripenso ora, non mi diverte più così tanto. Per comprendere a pieno, bisognerebbe leggersi bene i fumetti che venivano pubblicati sul giornalino del Paninaro e su Preppy (anche se Preppy essendo rivolto a un pubblico femminile era più soft). Questi fumetti parlavano della vita dei ragazzi, tra panozzi, moto, sfitinzie e shopping... ma parlavano anche di come trattare male i meridionali, i neri, le persone anziane, e chiunque non indossasse abiti "troppo giusti" o seguisse banalmente mode e correnti diverse, come i Punk e i Dark, o i Metallari. Il video che ho postato qui sotto vi fa capire a grandi linee quanto fosse stupida tutta questa apparenza. Certo, se ci pensiamo bene, non è cambiato granchè... i Paninari si sono solo trasformati in altre cose, resta però il fatto che questa moda fosse davvero idiota, e mi pento di averne scritto in passato come se fosse stata una cosa positiva. L'unica cosa che potrebbe un po' "salvarli" è che erano quasi tutti ragazzini, e quindi con poca consapevolezza di quel che vivevano e facevano. A proposito: io sono un ultrafan dei Duran Duran sin da quando sono bambino... mio padre mi faceva ascoltare l'album Rio nel 1982, prima dell'avvento dei Paninari, e io lo adoravo. Avevo solo sei anni. Oggi li ascolto ancora, e vi dirò che ai Duran Duran delle mode paninare non frega davvero un cazzo :P Questo giusto per tenerli lontano da questa moda che per fortuna è passata... ah, dimenticavo... i Paninari "idolatravano" Enzo Braschi per il suo personaggio del "Gran Gallo" al Drive In... ma secondo voi Enzo Braschi perchè interpretava quel personaggio se non per prenderli per il culo? XD

 

Se volete maggiori informazioni, vi consiglio questo sito, in cui trovate una recensione molto ben scritta, e svariati commenti postati da entrambe le parti: http://www.slipperypond.co.uk/archivi/post312

Altrimenti, c'è Wikipedia che riassume il tutto in modo ordinato e abbastanza preciso:

Con il termine paninaro si identifica una sottocultura giovanile nata a Milano, e da lì diffusasi prima nell'area metropolitana milanese poi in tutta Italia e in alcuni paesi europei. La caratterizzavano, tra l'altro, l'ossessione per la griffe nell'abbigliamento e in ogni aspetto della vita quotidiana, il rifiuto della politica e l'adesione a uno stile di vita fondato sul consumo, il divertimento ad ogni costo e la spensieratezza. Per i primi anni fu totalmente apolitica, vero punto di rottura con i super-politicizzati anni settanta.


[la foto qui sopra è puramente illustrativa e non vuole offendere nessuna delle persone raffigurate]

Il "movimento paninaro" nacque nei primi anni ottanta e fu piena espressione dell'ondata di riflusso e disimpegno che seguì il turbolento e politicizzato decennio precedente. Lo stile di vita dei paninari rifiutava di occuparsi degli aspetti angoscianti dell'esistenza e, più in generale, di ogni forma di impegno sociale: l'obiettivo primario dei paninari era godersi la vita senza troppe preoccupazioni e in tal senso si trovavano perfettamente a loro agio nell'adeguarsi ai modelli del cinema americano di consumo e ai consigli degli spot pubblicitari trasmessi dalle televisioni commerciali. Nati nel capoluogo lombardo, in un periodo storico di un assestamento della valuta italiana e di importanti segnali di ripresa economica cui seguivano un relativo benessere e maggior disponibilità di merci. Gli studenti di alcuni licei privati famosi di Milano (Oppenheimer, Gonzaga, Studium, Leone XIII, Salesiani, San Carlo) circa un centinaio di giovani dai quattordici ai diciotto anni, avevano in comune le località vacanziere in Liguria e in Toscana (Forte dei Marmi, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Camogli) nonché le mete invernali a Madonna di Campiglio, Courmayeur, Cervinia, Gressoney o Macugnaga. Questo incontro favorì un'uniformità identificativa nel vestiario, acquistando nei negozi del centro cittadino capi di abbigliamento di origine (o stile) statunitense e iniziò a ritrovarsi i pomeriggi nel centro di Milano nella zona di Piazza Liberty dove si trova il bar "Al Panino", dal quale scaturì l'appellativo di paninaro.

Piazza San Babila, luogo che storicamente radunava i giovani della borghesia di destra e dove sorse il primo ristorante della catena Burghy (acquisita negli anni novanta dalla McDonald's), diverrà solo un paio di anni dopo luogo di ritrovo dei seguaci dalle periferie e dalla provincia, spinti lì dai primi articoli di giornale che associavano i paninari agli oramai datati "sanbabilini" politicizzati; dunque un'espansione del fenomeno non più relegato alle classi più agiate della borghesia milanese, coinvolgendo decine di migliaia di giovani.
Naturale con l'espansione della moda la formazione di gruppi e comitive, ciascuna dotata di una propria "base" costituita da un bar e da un relativo territorio nel quartiere, gruppi comunque aperti le quali frequentazioni potevano raggiungere anche l'ordine del centinaio. Il sabato pomeriggio e la sera erano il luogo deputato al ritrovo in massa con successivo trasferimento in una delle discoteche che ben si prestavano a sfruttare questo fenomeno.
Alcuni di questi gruppi, quelli più importanti disponevano di "capi", ovvero leader di grande popolarità locale, solitamente come sovente accade, dotati di soprannome. I locali di frequentazione avevano periodo di vita effimero o meglio mutavano nome e ragione sociale in tempi brevi, in base alla tendenza ed il gusto dei frequentatori. Tra le tante si possono ricordare: Shocking Club (ancor oggi aperta, tra le poche), Le Cinema, Central Park, Merry Go-Round, Nephenta, Linea Club, 23° street. Oltre i bar e le discoteche alla moda un altro luogo d'aggregazione non poteva non essere la palestra, i centri estetici e solarium, data la moda imperante della cura del corpo. Si ricorda a Milano la Palestra Doria.

Tipologie giovanili antagoniste dei paninari erano indicate come cinesi, in forma abbreviata china pronunciato in Inglese. Si trattava di un antico appellativo per indicare i militanti o i simpatizzanti della Sinistra, memoria dello stereotipo della Cina comunista. In forma più estesa il nomignolo indicava anche altri gruppi non politicizzati dei decenni precedenti come i mod, punk e quelli contemporanei come skinhead, Metallari, Dark e Rockabilly.
Numerosi scontri ed aggressioni, comprese rapine di capi ed accessori si ebbero nella metà degli anni ottanta, soprattutto all'uscita dai licei e fuori dalle discoteche. Dato tuttavia il carattere disimpegnato della compagine giovanile anni ottanta, la caratterizzazione destrorsa dei paninari era puramente di facciata. Gli episodi di cronaca scaturivano dalla pura rivalità tra gruppi che non da una vera contrapposizione ideologica. Nota infatti la spartizione territoriale attorno alla chiesa di Santa Croce, con l'omonima piazza luogo di ritrovo per paninari, e la retrostante Piazza Vetra relegata agli antagonisti.

Il cabarettista Enzo Braschi imita
il comportamento e lo slang del Paninaro

 

In breve tempo diviene fenomeno di costume acquistando una discreta notorietà a livello nazionale, soprattutto per merito della pubblicazione di alcuni fumetti dedicati ai paninari e del personaggio interpretato da Enzo Braschi, in Drive In. Nel 1986 i Pet Shop Boys, a seguito di una visita nel centro di Milano, incisero il singolo Paninaro, che permise alla moda di valicare i confini nazionali. I protagonisti del videoclip, girato a Milano, erano alcuni ragazzi perfettamente vestiti secondo i dettami. Nel vestiario e gli accessori erano d'obbligo la griffe e la sua autenticità, quale indice di ricchezza familiare reale o presunta. Proibite rigorosamente le imitazioni e le merci contraffatte pena il disconoscimento sociale con appellativo di gino o truzzo, quindi miserabile. Alla moda seguì la fioritura di riviste dedicate, tra esse "Il Paninaro", con una tiratura che raggiunse 100.000 copie cessando le pubblicazioni col numero 48 a dicembre del 1989. Seguono Wild Boys - tormentone ed inno del movimento dall'omonimo successo musicale dei Duran Duran- Zippo Panino, Il Cucador, Preppy e la testata femminile Sfitty - dal gergale sfitinzia, ragazza -. La moda paninara si esaurì a Milano tra il 1987 e il 1988 e presto nel resto dell'Italia, sostituita da altre sottoculture che riflettevano la fine di un decennio consumato all'insegna dell'edonismo e della superficialità. In generale può dirsi come la moda dei paninari sia stata legata ai giovanissimi delle scuole medie inferiori e scuole superiori. Perlomeno, a Milano i paninari erano quasi totalmente assenti nelle università. L'intestazione sulla testata principale, Paninaro, inizialmente I veri galli, accomiata il periodo d'uscita di scena con Pochi, duri, giusti. Come per qualsiasi moda passata, specialmente a Milano si tengono serate di revival presso discoteche, dove i frequentatori sono dei reduci oramai adulti, esortati a presentarsi con indumenti della moda dell'epoca. Queste feste hanno un costante ed enorme successo in tutta la città e stanno iniziando ad avere una diffusione anche nel resto della Lombardia.

"Paninari" delle altre parti d'Italia

Lo stile si diffuse al di fuori della Lombardia (e delle zone direttamente confinanti), mescolandosi a tendenze comunque già in atto in altre città. A Bologna: per esempio, già da tempo si chiamavano zanarini i gruppi di ragazzi - omologhi dei paninari milanesi - che si ritrovavano regolarmente in centro al bar Zanarini, poco distante dal palazzo dell'Archiginnasio mentre a Verona erano curiosamente definiti "bondolari" (dal termine "bóndola", termine che in dialetto veronese indica la mortadella, cibo povero da mettere nel panino per recuperare i soldi spesi nel costoso abbigliamento firmato). A Roma vi erano i tozzi. Questi ultimi, dallo stile austero, abbigliati con piumino e zucchetto "watchcap" Ciesse, pantaloni jeans "Levi's 501", camicia dello stesso tessuto (tutti rigorosamente blu scuro), cintura da mandriano dalla vistosa fibbia "El Charro", scarponcini da boscaiolo "Timberland" e caratteristico incedere con le punte allargate, sembravano l'antitesi della ricercatezza degli amici milanesi. Come l'aggettivo inglese tough, il termine "tozzo" dava l'idea di prestante, gagliardo ma anche di rozzo, prepotente. L'abbigliamento di molti "tozzi" ricordava l'uniforme dei detenuti nelle prigioni americane, portato alla notorietà dalle interpretazioni "carcerarie" di attori come Clint Eastwood e Burt Reynolds. Il fenomeno fu "importato" anche a Napoli dove, sul finire degli anni '80, era piuttosto frequente sentir parlare dei "chiattilli". L'origine del termine fa riferimento alle piattole. Appartenenti in gran parte alla cosiddetta "Napoli bene" (abbreviazione di Napoli benestante), si riunivano nei pressi dei più importanti licei del centro, in particolare l'Umberto I (frequentato molti anni prima da Giorgio Napolitano), il Pontano e il Mercalli, tutti nel quartiere Chiaia. I chiattilli imitavano i paninari soprattutto per atteggiamenti e abbigliamento: immancabile l'occhiale Rayban e la cintura firmata El Charro. Tra i luoghi di ritrovo più noti c'erano piazza Amedeo e piazza San Pasquale, nei pressi del My Way, la prima cornetteria notturna della città (ha aperto nel 1989). Erano anche gli anni d'oro della discoteca La Mela e di altri rinomati locali della zona. I chiattilli erano poi soliti "emigrare" in massa nelle stesse mete estive: tra le preferite c'erano le isole di Panarea, Capri, Ponza e più avanti la greca Paxos. Il fenomeno si è poi ridimensionato negli anni '90 e più avanti l'intera zona è diventata "terra di conquista" per malintenzionati; nelle zone dove imperavano i chiattili non sono pochi gli episodi di cronaca nera spesso riguardanti giovanissimi di quartieri disagiati che giungono a bordo di motorini per compiere vere e proprie scorribande. I fratelli minori dei chiattilli già da tempo si erano "rinchiusi" nei locali alla moda della zona flegrea, su tutti l'Arenile di Bagnoli.

Il gergo del paninaro

Il gergo dei paninari è modellato sul linguaggio giovanile dei giovani milanesi, spesso antitetico agli omologhi più coloriti e triviali delle altre regioni, in un rifiuto dell'iperbole e in un ricorso al prosaico. Per fare un esempio, "Sono fuori come un citofono" per intendere immediatamente uno stato di stordimento da stress, in loco di una qualsiasi trasposizione poetica. Sono frequenti le abbreviazioni (es. Le Timba, Faccio il week a Curma, La squinzia ha imposto il cappuccio), talora combinati agli accrescitivi (es. Panozzo), così come i continui ricorsi, spesso maccheronici, all'inglese (es. Una sfitinzia arrapation, Very original, Il mio boy, Arrivano i Ciàina, deformazione dell'inglese chinese, cinese ovvero militante di Sinistra o più esteso, appartenente ai gruppi antagonisti) o ad altre lingue (I sapiens, Mi gusti mucho). Bisogna però aggiungere che il cosiddetto "linguaggio dei paninari" non milanesi è stato spesso profondamente influenzato dalle invenzioni degli autori delle riviste paninare e dal personaggio di Enzo Braschi, che veniva ritenuto (a torto) un "ideologo" del movimento. Nella realtà ben pochi utilizzavano quello slang, divenuto, negli anni, uno dei tanti stereotipi sulle culture giovanili.

Oggetti paninari

 

Il paninaro coltivava una maniacale attenzione per il proprio stile, rigorosamente di marca. L'abbigliamento del paninaro prevedeva giacconi imbottiti (es. Moncler, Henry LLoyd), stivali da mandriano (es. Frey o Durango), jeans (es. Levi's , Enrico Coveri, Uniform, Rifle in velluto millecoste, Avirex, Americanino, Stone Island o Armani), tra le felpe (byAmerican, Best Company), maglioni (es. Marina Yachting), cinture di pelle (es. El Charro), camicie a quadri (es. Naj Oleari), calzini decorati a rombi della Burlington per i ragazzi, e colorati della Naj Oleari per le ragazze e scarponcini (es. Timberland), Celini oppure scarpe sportive Superga colorate, Vans (rigorosamente senza stringhe) e più tardi New Balance e Nike. Alcune marche di moto erano solitamente collegate al mondo dei paninari: ad esempio i motocicli Zündapp 125 (con scritta "175" sulla fiancata per andare in autostrada) o i primi enduro della Honda e della Yamaha come il Parigi-Dakar, nonché le Cagiva SST E SXT. Il modo di vestire "paninaro" variava da città a città; così mentre a Milano si usavano le felpe Best Company, a Roma andava per la maggiore il jeans marchiato "Americanino" oppure al posto delle Timberland si usavano mocassini Sebago o Frey. Altri capi di abbigliamento erano il berrettino delle armate americane sudiste e i guanti in pelle scamosciata Ocean Star che riprendevano quelli usati dai netturbini di Pavia, e ancora occhiali rigorosamente Rayban e Vuarnet di svariati modelli, dai Wayfarer di Tom Cruise in Rain Man ai Caravan di Top Gun. E ancora, camicie Controvento e tutto l'abbigliamento di C.P Company e Stone Island. Anche i negozi erano un culto: a Roma la meta era Energie di via del Corso, mentre a Milano si andava al "Pharmacia" di via Durini, e a Cuneo da Don Chisciotte.
La moda dei paninari nasce in ogni caso partendo dal fondo. Il primo indumento comune ai primi paninari furono gli scarponcini di lavoro in pelle scamosciata della Timberland, seguiti poi dal giubbotto da aviatore "bomber" della Avirex, poi dal giubbotto di jeans foderato di finto pelo all'interno della Levi's, dal Moncler, da altri tre tipi di giubbotti da aviatore (Schott, bomber canadese e RAF), dalla giacca da vela Henri Lloyd. Per circa tre anni impazzarono anche le toppe sui jeans di Naj Oleari e Fiorucci, così come le sue borse e parecchi accessori per le ragazze. Il negozio di El Charro in via Monte Napoleone divenne una sorta di paradiso degli acquisti, importando dozzine di indumenti in stile texano, prodotti principalmente dalla Lyntone Belts Inc. (Edmond - Oklahoma). Altri negozi di riferimento erano Di Segni e Conforti.
Il vero feticcio dei paninari era il cibo consumato presso alcune catene di ristoranti a ristorazione rapida, che proprio in quegli anni iniziano a diffondersi in tutta Italia. A Roma, ad esempio, la nascita del primo ristorante McDonald's (nel 1986, a Piazza di Spagna) fu un evento memorabile per i paninari della capitale italiana. A Milano, al contrario, la maggior parte delle varie compagnie di paninari si ritrovavano in normali bar sparsi in tutta la città, e le decine di ristoranti a ristorazione rapida di Burghy (ad eccezione di quello di piazza San Babila e di Corso Re Vittorio Emanuele II), Wendy's e Burger King (le due cosiddette "seconde scelte") venivano poco frequentati dagli appartenenti a questa sottocultura giovanile.

Musica paninara

Quella dei paninari è stata la prima sottocultura italiana a poter eleggere i propri idoli musicali attraverso la televisione. La rete televisiva Videomusic e il programma di Italia Uno Deejay Television diffondevano i videoclip di alcuni gruppi e solisti pop, in gran parte britannici, su cui conversero i gusti dei paninari italiani: sorse, ad esempio, un'agguerrita competizione tra gli ammiratori dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Parliamo comunque di una fase dove i suddetti autori abbandonavano la New wave, cara agli altri gruppi antagonisti. Tra gli altri musicisti preferiti dai paninari c'erano gli Wham!, i Simple Minds, i Frankie Goes to Hollywood, Boy George e naturalmente i Pet Shop Boys, che pubblicarono addirittura un brano, chiamato Paninaro. Il paninaro, solitamente, non amava la musica italiana, sebbene brani in inglese di Tracy Spencer, Taffy, Gazebo ed Albert One fossero scritti da Claudio Cecchetto.

Cinema paninaro

I gusti cinematografici dei paninari si orientavano sulle pellicole campioni d'incasso statunitensi: erano molto apprezzate, ad esempio, le saghe di Rocky, Rambo ed il romantico d'azione Top Gun. Nel 1986 venne girata una pellicola tratta da un libro dell'adolescente milanese Clizia Gurrado dal titolo Sposerò Simon Le Bon, che descriveva gli sforzi della protagonista (che vive nel periodo di massima esplosione del movimento paninaro) per incontrare il suo idolo Simon Le Bon. Un altro film italiano ispirato al fenomeno - e figlio del programma televisivo Drive In - è Italian Fast Food, il quale vedeva come punto di snodo delle sue vicende un fast food nel centro di Milano[4], frequentato da varia umanità (tra cui il già citato paninaro di Enzo Braschi).

Recensione di SASUKE KID del 05.04.2011
Archiviata nella rubrica
Fashion


MAN-E-FACES, LEECH & HORDAK ROTATERRORE!
Svelate le versioni MOTUC!

L'altro giorno sono spuntate fuori queste foto di due nuovi personaggi Motuc: Leech e Hordak Rotaterrore! Inoltre, abbiamo nuovi scatti di Man-e-Faces, che avevo già visto a febbraio in prototipo: dopo il poll fatto su Matty per deciderne i colori (giallo/arancio come il giocattolo vintage, rosa come i disegni sulle cardback, o una via di mezzo... soluzione che ha vinto), ora abbiamo una versione "via di mezzo" che appare come un colore di pelle umano solo lievemente giallastro, e non giallo/arancio come il Man-e-Faces anni '80.

Tornando ad Hordak e Leech... che dire! Sono fantastici: Leech presenta un corpo più robusto e una bocca perfetta, con tanto di ventose alle mani e un accessorio inedito (la rete), mentre Hordak ha gli accessori intercambiabili ed è la prima variante di Hordak che viene fatta. Siamo davvero contenti!


[Cliccate per ingrandire]

Notizia di SASUKE KID del 05.04.2011
Archiviate nella rubrica
Toys Today


NUOVO CARTONE ANIMATO
 DEI THUNDERCATS!

Secondo trailer per l'attesissimo reboot animato degli eroi di Thundeera

Ed eccoci al secondo trailer del nuovo cartone animato dei Thundercats, in cui comprendiamo qualcosina in più sulla storia e i personaggi. Splendide le apparizioni di Slythe e Mumm-ra! E fantastico Lion-O che usa la Sword of the Omens... magnifico!!! Thunder, Thunder, Thundercats! Hoooooooooooo! ^_^ Continuate a seguirci, vi terremo aggiornati :)

 

Notizia di SASUKE KID del 04.04.2011
Archiviata nella rubrica
Animation


I BEE HIVE SONO TORNATI!
La grande reunion e le date dei concerti!

Se ne parla da tantissimi anni e ora pare che ci siamo: i famosi Bee Hive (si, proprio quelli di Kiss Me Licia) si sono riuniti, e sono pronti per il loro concerto live! La data che vi proponiamo inaugura il tour [Cliccate qui], ma ne sono previste altre, che trovate qui: [Beehive Reunion] insieme a svariate informazioni sulla band.

I Bee Hive, nati dalle ceneri dei loro omonimi in versione anime, all’epoca avevano venduto ben 400.000 copie dei loro 5 album solo in Italia. Come in molte reunion, non mancano grandi assenti e new entry. Il gruppo sarà composto da Sebastian «Satomi» Harrison, 43 anni, Manuel «Matt» De Peppe, 37, Pasquale «Mirko» Finicelli, 44, Luciano «Paul» De Marini, 44, più la nuova leva Tony Amodio, 23 anni. Mancano all’appello Marco Bellavia (Steve), Giovanni Colombo (Tony), Germano di Mattia (Jim) e Cristina d’Avena (Licia). I Bee Hive hanno da poco pubblicato il singolo «Don’t say goodbye».

Notizia di LASAIR del 04.04.2011
Archiviate nella rubrica
Sigle Cartoni


+Indice degli Archivi+

[Settimana 28 Marzo-03 Aprile]