I
PANINARI
Gli unici veri sfigati
degli anni '80, altro che gini e cinesi...

[la foto qui sopra è puramente illustrativa e non vuole
offendere nessuna delle persone raffigurate]
Svariati anni
fa, parlammo qui su Nijirain dei Paninari: una corrente
giovanile molto presente, e che racchiudeva in sè mode,
tendenze, gusti e fenomeni mediatici. Quel che ricordavo io,
avendola vissuta da bambino, erano semplicemente certi
simboli, come il piumino Moncler, la borsa Naj-Oleari, la
cintura del Charro e le scarpe Timberland. Poi ero
chiaramente affascinato e divertito dai film americani,
dalla splendida musica dei Duran Duran e degli Spandau
Ballet (che però per fortuna conoscevo entrambi da prima, e
quindi apprezzavo come musica e non come fenomeno legato
all'isteria giovanile dei Paninari), da Deejay Television, dal Burghy (che ancora
rimpiango per la sua bontà) e da cose più "piccole", come le
figurine del Paninaro, i Paperotti, le Minischifezze, i
fumetti di Merd-man (cose da veri intenditori!). Quello che
non sapevo, era che i Paninari non erano altro che persone
superficiali, schiave delle mode, quasi sempre classisti se
non direttamente razzisti o estremisti di destra. Se ci ripenso ora, non mi diverte più
così tanto. Per comprendere a pieno, bisognerebbe leggersi
bene i fumetti che venivano pubblicati sul giornalino del
Paninaro e su Preppy (anche se Preppy essendo rivolto a un
pubblico femminile era più soft). Questi fumetti parlavano
della vita dei ragazzi, tra panozzi, moto, sfitinzie e
shopping... ma parlavano anche di come trattare male i meridionali, i neri,
le persone anziane, e chiunque non indossasse
abiti "troppo giusti" o seguisse banalmente mode e correnti
diverse, come i Punk e i Dark, o i Metallari. Il video che
ho postato qui sotto vi fa capire a grandi linee quanto
fosse stupida tutta questa apparenza. Certo, se ci pensiamo
bene, non è cambiato granchè... i Paninari si sono solo
trasformati in altre cose, resta però il fatto che questa
moda fosse davvero idiota, e mi pento di averne scritto in
passato come se fosse stata una cosa positiva. L'unica cosa
che potrebbe un po' "salvarli" è che erano quasi tutti
ragazzini, e quindi con poca consapevolezza di quel che
vivevano e facevano. A proposito:
io sono un ultrafan dei Duran Duran sin da quando sono
bambino... mio padre mi faceva ascoltare l'album Rio nel
1982, prima dell'avvento dei Paninari, e io lo adoravo.
Avevo solo sei anni. Oggi li ascolto ancora, e vi dirò che
ai Duran Duran delle mode paninare non frega davvero un
cazzo :P Questo giusto per tenerli lontano da questa moda
che per fortuna è passata... ah, dimenticavo... i Paninari
"idolatravano" Enzo Braschi per il suo personaggio del "Gran
Gallo" al Drive In... ma secondo voi Enzo Braschi perchè
interpretava quel personaggio se non per prenderli per il
culo? XD
Se volete
maggiori informazioni, vi consiglio questo sito, in cui
trovate una recensione molto ben scritta, e svariati
commenti postati da entrambe le parti:
http://www.slipperypond.co.uk/archivi/post312
Altrimenti,
c'è Wikipedia che riassume il tutto in modo ordinato e
abbastanza preciso:
Con il termine
paninaro si identifica una sottocultura giovanile nata a
Milano, e da lì diffusasi prima nell'area metropolitana
milanese poi in tutta Italia e in alcuni paesi europei. La
caratterizzavano, tra l'altro, l'ossessione per la griffe
nell'abbigliamento e in ogni aspetto della vita quotidiana,
il rifiuto della politica e l'adesione a uno stile di vita
fondato sul consumo, il divertimento ad ogni costo e la
spensieratezza. Per i primi anni fu totalmente apolitica,
vero punto di rottura con i super-politicizzati anni
settanta.

[la foto qui
sopra è puramente illustrativa e non vuole offendere nessuna
delle persone raffigurate]
Il "movimento paninaro" nacque nei primi anni ottanta e fu
piena espressione dell'ondata di riflusso e disimpegno che
seguì il turbolento e politicizzato decennio precedente. Lo
stile di vita dei paninari rifiutava di occuparsi degli
aspetti angoscianti dell'esistenza e, più in generale, di
ogni forma di impegno sociale: l'obiettivo primario dei
paninari era godersi la vita senza troppe preoccupazioni e
in tal senso si trovavano perfettamente a loro agio
nell'adeguarsi ai modelli del cinema americano di consumo e
ai consigli degli spot pubblicitari trasmessi dalle
televisioni commerciali. Nati nel capoluogo lombardo, in un
periodo storico di un assestamento della valuta italiana e
di importanti segnali di ripresa economica cui seguivano un
relativo benessere e maggior disponibilità di merci. Gli
studenti di alcuni licei privati famosi di Milano
(Oppenheimer, Gonzaga, Studium, Leone XIII, Salesiani, San
Carlo) circa un centinaio di giovani dai quattordici ai
diciotto anni, avevano in comune le località vacanziere in
Liguria e in Toscana (Forte dei Marmi, Santa Margherita
Ligure, Rapallo, Camogli) nonché le mete invernali a Madonna
di Campiglio, Courmayeur, Cervinia, Gressoney o Macugnaga.
Questo incontro favorì un'uniformità identificativa nel
vestiario, acquistando nei negozi del centro cittadino capi
di abbigliamento di origine (o stile) statunitense e iniziò
a ritrovarsi i pomeriggi nel centro di Milano nella zona di
Piazza Liberty dove si trova il bar "Al Panino", dal quale
scaturì l'appellativo di paninaro.

Piazza San Babila, luogo che storicamente radunava i giovani
della borghesia di destra e dove sorse il primo ristorante
della catena Burghy (acquisita negli anni novanta dalla
McDonald's), diverrà solo un paio di anni dopo luogo di
ritrovo dei seguaci dalle periferie e dalla provincia,
spinti lì dai primi articoli di giornale che associavano i
paninari agli oramai datati "sanbabilini" politicizzati;
dunque un'espansione del fenomeno non più relegato alle
classi più agiate della borghesia milanese, coinvolgendo
decine di migliaia di giovani.
Naturale con l'espansione della moda la formazione di gruppi
e comitive, ciascuna dotata di una propria "base" costituita
da un bar e da un relativo territorio nel quartiere, gruppi
comunque aperti le quali frequentazioni potevano raggiungere
anche l'ordine del centinaio. Il sabato pomeriggio e la sera
erano il luogo deputato al ritrovo in massa con successivo
trasferimento in una delle discoteche che ben si prestavano
a sfruttare questo fenomeno.
Alcuni di questi gruppi, quelli più importanti disponevano
di "capi", ovvero leader di grande popolarità locale,
solitamente come sovente accade, dotati di soprannome. I
locali di frequentazione avevano periodo di vita effimero o
meglio mutavano nome e ragione sociale in tempi brevi, in
base alla tendenza ed il gusto dei frequentatori. Tra le
tante si possono ricordare: Shocking Club (ancor oggi
aperta, tra le poche), Le Cinema, Central Park, Merry
Go-Round, Nephenta, Linea Club, 23° street. Oltre i bar e le
discoteche alla moda un altro luogo d'aggregazione non
poteva non essere la palestra, i centri estetici e solarium,
data la moda imperante della cura del corpo. Si ricorda a
Milano la Palestra Doria.
Tipologie giovanili antagoniste dei paninari erano indicate
come cinesi, in forma abbreviata china pronunciato in
Inglese. Si trattava di un antico appellativo per indicare i
militanti o i simpatizzanti della Sinistra, memoria dello
stereotipo della Cina comunista. In forma più estesa il
nomignolo indicava anche altri gruppi non politicizzati dei
decenni precedenti come i mod, punk e quelli contemporanei
come skinhead, Metallari, Dark e Rockabilly.
Numerosi scontri ed aggressioni, comprese rapine di capi ed
accessori si ebbero nella metà degli anni ottanta,
soprattutto all'uscita dai licei e fuori dalle discoteche.
Dato tuttavia il carattere disimpegnato della compagine
giovanile anni ottanta, la caratterizzazione destrorsa dei
paninari era puramente di facciata. Gli episodi di cronaca
scaturivano dalla pura rivalità tra gruppi che non da una
vera contrapposizione ideologica. Nota infatti la
spartizione territoriale attorno alla chiesa di Santa Croce,
con l'omonima piazza luogo di ritrovo per paninari, e la
retrostante Piazza Vetra relegata agli antagonisti.
Il cabarettista Enzo Braschi imita
il comportamento e lo slang del Paninaro
In breve tempo diviene fenomeno di costume acquistando una
discreta notorietà a livello nazionale, soprattutto per
merito della pubblicazione di alcuni fumetti dedicati ai
paninari e del personaggio interpretato da Enzo Braschi,
in Drive In. Nel 1986 i Pet Shop Boys, a seguito di una
visita nel centro di Milano, incisero il singolo Paninaro,
che permise alla moda di valicare i confini nazionali. I
protagonisti del videoclip, girato a Milano, erano alcuni
ragazzi perfettamente vestiti secondo i dettami.
Nel vestiario e gli accessori erano d'obbligo la griffe e la
sua autenticità, quale indice di ricchezza familiare reale o
presunta. Proibite rigorosamente le imitazioni e le merci
contraffatte pena il disconoscimento sociale con appellativo
di gino o truzzo, quindi miserabile.
Alla moda seguì la fioritura di riviste dedicate, tra esse
"Il Paninaro", con una tiratura che raggiunse 100.000 copie
cessando le pubblicazioni col numero 48 a dicembre del 1989.
Seguono Wild Boys - tormentone ed inno del movimento
dall'omonimo successo musicale dei Duran Duran- Zippo
Panino, Il Cucador, Preppy e la testata femminile Sfitty -
dal gergale sfitinzia, ragazza -.
La moda paninara si esaurì a Milano tra il 1987 e il 1988 e
presto nel resto dell'Italia, sostituita da altre
sottoculture che riflettevano la fine di un decennio
consumato all'insegna dell'edonismo e della superficialità.
In generale può dirsi come la moda dei paninari sia stata
legata ai giovanissimi delle scuole medie inferiori e scuole
superiori. Perlomeno, a Milano i paninari erano quasi
totalmente assenti nelle università. L'intestazione sulla
testata principale, Paninaro, inizialmente I veri galli,
accomiata il periodo d'uscita di scena con Pochi, duri,
giusti.
Come per qualsiasi moda passata, specialmente a Milano si
tengono serate di revival presso discoteche, dove i
frequentatori sono dei reduci oramai adulti, esortati a
presentarsi con indumenti della moda dell'epoca. Queste
feste hanno un costante ed enorme successo in tutta la città
e stanno iniziando ad avere una diffusione anche nel resto
della Lombardia.
"Paninari" delle altre parti d'Italia
Lo stile si diffuse al di fuori della Lombardia (e delle
zone direttamente confinanti), mescolandosi a tendenze
comunque già in atto in altre città.
A Bologna: per esempio, già da tempo si chiamavano zanarini
i gruppi di ragazzi - omologhi dei paninari milanesi - che
si ritrovavano regolarmente in centro al bar Zanarini, poco
distante dal palazzo dell'Archiginnasio mentre a Verona
erano curiosamente definiti "bondolari" (dal termine
"bóndola", termine che in dialetto veronese indica la
mortadella, cibo povero da mettere nel panino per recuperare
i soldi spesi nel costoso abbigliamento firmato).
A Roma vi erano i tozzi. Questi ultimi, dallo stile austero,
abbigliati con piumino e zucchetto "watchcap" Ciesse,
pantaloni jeans "Levi's 501", camicia dello stesso tessuto
(tutti rigorosamente blu scuro), cintura da mandriano dalla
vistosa fibbia "El Charro", scarponcini da boscaiolo
"Timberland" e caratteristico incedere con le punte
allargate, sembravano l'antitesi della ricercatezza degli
amici milanesi. Come l'aggettivo inglese tough, il termine
"tozzo" dava l'idea di prestante, gagliardo ma anche di
rozzo, prepotente. L'abbigliamento di molti "tozzi"
ricordava l'uniforme dei detenuti nelle prigioni americane,
portato alla notorietà dalle interpretazioni "carcerarie" di
attori come Clint Eastwood e Burt Reynolds.
Il fenomeno fu "importato" anche a Napoli dove, sul finire
degli anni '80, era piuttosto frequente sentir parlare dei
"chiattilli". L'origine del termine fa riferimento alle
piattole. Appartenenti in gran parte alla cosiddetta "Napoli
bene" (abbreviazione di Napoli benestante), si riunivano nei
pressi dei più importanti licei del centro, in particolare
l'Umberto I (frequentato molti anni prima da Giorgio
Napolitano), il Pontano e il Mercalli, tutti nel quartiere
Chiaia. I chiattilli imitavano i paninari soprattutto per
atteggiamenti e abbigliamento: immancabile l'occhiale Rayban
e la cintura firmata El Charro. Tra i luoghi di ritrovo più
noti c'erano piazza Amedeo e piazza San Pasquale, nei pressi
del My Way, la prima cornetteria notturna della città (ha
aperto nel 1989). Erano anche gli anni d'oro della discoteca
La Mela e di altri rinomati locali della zona. I chiattilli
erano poi soliti "emigrare" in massa nelle stesse mete
estive: tra le preferite c'erano le isole di Panarea, Capri,
Ponza e più avanti la greca Paxos. Il fenomeno si è poi
ridimensionato negli anni '90 e più avanti l'intera zona è
diventata "terra di conquista" per malintenzionati; nelle
zone dove imperavano i chiattili non sono pochi gli episodi
di cronaca nera spesso riguardanti giovanissimi di quartieri
disagiati che giungono a bordo di motorini per compiere vere
e proprie scorribande. I fratelli minori dei chiattilli già
da tempo si erano "rinchiusi" nei locali alla moda della
zona flegrea, su tutti l'Arenile di Bagnoli.

Il gergo del paninaro
Il gergo dei paninari è modellato sul linguaggio giovanile
dei giovani milanesi, spesso antitetico agli omologhi più
coloriti e triviali delle altre regioni, in un rifiuto
dell'iperbole e in un ricorso al prosaico. Per fare un
esempio, "Sono fuori come un citofono" per intendere
immediatamente uno stato di stordimento da stress, in loco
di una qualsiasi trasposizione poetica.
Sono frequenti le abbreviazioni (es. Le Timba, Faccio il
week a Curma, La squinzia ha imposto il cappuccio), talora
combinati agli accrescitivi (es. Panozzo), così come i
continui ricorsi, spesso maccheronici, all'inglese (es. Una
sfitinzia arrapation, Very original, Il mio boy, Arrivano i
Ciàina, deformazione dell'inglese chinese, cinese ovvero
militante di Sinistra o più esteso, appartenente ai gruppi
antagonisti) o ad altre lingue (I sapiens, Mi gusti mucho).
Bisogna però aggiungere che il cosiddetto "linguaggio dei
paninari" non milanesi è stato spesso profondamente
influenzato dalle invenzioni degli autori delle riviste
paninare e dal personaggio di Enzo Braschi, che veniva
ritenuto (a torto) un "ideologo" del movimento. Nella realtà
ben pochi utilizzavano quello slang, divenuto, negli anni,
uno dei tanti stereotipi sulle culture giovanili.
Oggetti paninari
Il paninaro coltivava una maniacale attenzione per il
proprio stile, rigorosamente di marca. L'abbigliamento del
paninaro prevedeva giacconi imbottiti (es. Moncler, Henry
LLoyd), stivali da mandriano (es. Frey o Durango), jeans
(es. Levi's , Enrico Coveri, Uniform, Rifle in velluto
millecoste, Avirex, Americanino, Stone Island o Armani), tra
le felpe (byAmerican, Best Company), maglioni (es. Marina
Yachting), cinture di pelle (es. El Charro), camicie a
quadri (es. Naj Oleari), calzini decorati a rombi della
Burlington per i ragazzi, e colorati della Naj Oleari per le
ragazze e scarponcini (es. Timberland), Celini oppure scarpe
sportive Superga colorate, Vans (rigorosamente senza
stringhe) e più tardi New Balance e Nike. Alcune marche di
moto erano solitamente collegate al mondo dei paninari: ad
esempio i motocicli Zündapp 125 (con scritta "175" sulla
fiancata per andare in autostrada) o i primi enduro della
Honda e della Yamaha come il Parigi-Dakar, nonché le Cagiva
SST E SXT. Il modo di vestire "paninaro" variava da città a
città; così mentre a Milano si usavano le felpe Best
Company, a Roma andava per la maggiore il jeans marchiato
"Americanino" oppure al posto delle Timberland si usavano
mocassini Sebago o Frey. Altri capi di abbigliamento erano
il berrettino delle armate americane sudiste e i guanti in
pelle scamosciata Ocean Star che riprendevano quelli usati
dai netturbini di Pavia, e ancora occhiali rigorosamente
Rayban e Vuarnet di svariati modelli, dai Wayfarer di Tom
Cruise in Rain Man ai Caravan di Top Gun. E ancora, camicie
Controvento e tutto l'abbigliamento di C.P Company e Stone
Island. Anche i negozi erano un culto: a Roma la meta era
Energie di via del Corso, mentre a Milano si andava al
"Pharmacia" di via Durini, e a Cuneo da Don Chisciotte.
La moda dei paninari nasce in ogni caso partendo dal fondo.
Il primo indumento comune ai primi paninari furono gli
scarponcini di lavoro in pelle scamosciata della Timberland,
seguiti poi dal giubbotto da aviatore "bomber" della Avirex,
poi dal giubbotto di jeans foderato di finto pelo
all'interno della Levi's, dal Moncler, da altri tre tipi di
giubbotti da aviatore (Schott, bomber canadese e RAF), dalla
giacca da vela Henri Lloyd. Per circa tre anni impazzarono
anche le toppe sui jeans di Naj Oleari e Fiorucci, così come
le sue borse e parecchi accessori per le ragazze. Il negozio
di El Charro in via Monte Napoleone divenne una sorta di
paradiso degli acquisti, importando dozzine di indumenti in
stile texano, prodotti principalmente dalla Lyntone Belts
Inc. (Edmond - Oklahoma). Altri negozi di riferimento erano
Di Segni e Conforti.
Il vero feticcio dei paninari era il cibo consumato presso
alcune catene di ristoranti a ristorazione rapida, che
proprio in quegli anni iniziano a diffondersi in tutta
Italia. A Roma, ad esempio, la nascita del primo ristorante
McDonald's (nel 1986, a Piazza di Spagna) fu un evento
memorabile per i paninari della capitale italiana. A Milano,
al contrario, la maggior parte delle varie compagnie di
paninari si ritrovavano in normali bar sparsi in tutta la
città, e le decine di ristoranti a ristorazione rapida di
Burghy (ad eccezione di quello di piazza San Babila e di
Corso Re Vittorio Emanuele II), Wendy's e Burger King (le
due cosiddette "seconde scelte") venivano poco frequentati
dagli appartenenti a questa sottocultura giovanile.
Musica
paninara
Quella dei paninari è stata la prima sottocultura italiana a
poter eleggere i propri idoli musicali attraverso la
televisione. La rete televisiva Videomusic e il programma di
Italia Uno Deejay Television diffondevano i videoclip di
alcuni gruppi e solisti pop, in gran parte britannici, su
cui conversero i gusti dei paninari italiani: sorse, ad
esempio, un'agguerrita competizione tra gli ammiratori dei
Duran Duran e degli Spandau Ballet. Parliamo comunque di una
fase dove i suddetti autori abbandonavano la New wave, cara
agli altri gruppi antagonisti. Tra gli altri musicisti
preferiti dai paninari c'erano gli Wham!, i Simple Minds, i
Frankie Goes to Hollywood, Boy George e naturalmente i Pet
Shop Boys, che pubblicarono addirittura un brano, chiamato
Paninaro. Il paninaro, solitamente, non amava la musica
italiana, sebbene brani in inglese di Tracy Spencer, Taffy,
Gazebo ed Albert One fossero scritti da Claudio Cecchetto.
Cinema paninaro
I gusti cinematografici dei paninari si orientavano sulle
pellicole campioni d'incasso statunitensi: erano molto
apprezzate, ad esempio, le saghe di Rocky, Rambo ed il
romantico d'azione Top Gun. Nel 1986 venne girata una
pellicola tratta da un libro dell'adolescente milanese
Clizia Gurrado dal titolo Sposerò Simon Le Bon, che
descriveva gli sforzi della protagonista (che vive nel
periodo di massima esplosione del movimento paninaro) per
incontrare il suo idolo Simon Le Bon. Un altro film italiano
ispirato al fenomeno - e figlio del programma televisivo
Drive In - è Italian Fast Food, il quale vedeva come punto
di snodo delle sue vicende un fast food nel centro di
Milano[4], frequentato da varia umanità (tra cui il già
citato paninaro di Enzo Braschi).
Recensione
di
SASUKE KID
del