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.: Introduzione
Vi riportiamo qui di seguito alcune
informazioni sul mondo dei Samurai, i famosi guerrieri giapponesi senza paura, ligi al
dovere e all'onore, figura che sicuramente voi tutti conoscete, chi più, chi meno. Grazie
all'Hagakure, il codice segreto dei Samurai, siamo in grado di riportarvi alcune delle
loro regole, tradizioni e leggende : a volte giuste, a volte un po' assurde... ma comunque
realmente appartenute al loro credo. Vi riportiamo inoltre un articolo che vi farà da
prefazione a quello che leggerete, dandovi qualche informazione in più, utile a
comprendere meglio questo mondo così particolare e storicamente affascinante, il mondo
dei Samurai.
.: Il Samurai e la spada
[di Bianca Ferrara, "Historia" giugno 1959]
Ogni qualvolta si parla del Giappone, ricorre la parola "Samurai" ma in
Occidente se ne conosce poco e male il valore, questa è la storia degli uomini cui la
definizione spetta di diritto.
Il sistema feudale giapponese, che è durato fino alla metà del secolo scorso,
poggiava sulla fedeltà assoluta dei Samurai al loro signore, sul "culto della
lealtà " (Bushido) e sul disprezzo della morte. La stessa parola Samurai ci rivela
lo spirito che animava gran parte della società di quei tempi e che ha continuato a
permeare l'animo dei contemporanei. Vi sono, di essa, due versioni etimologiche: secondo
alcuni significa "stare in guardia"; secondo altri "uomo che serve".
Da un lato, la diffidenza estrema verso il nemico; dall'altro l'obbedienza cieca al
proprio capo. I Samurai, come classe, si vennero formando al tempo dei Fujiwara quando
questi Shogun o reggenti (in realtà veri usurpatori del potere imperiale), cominciarono a
distribuire grandi superfici di terreno ai loro seguaci. Allora molti contadini,
defraudati dei loro poderi e oberati dalle tasse, si procurarono clandestinamente le armi,
disertarono le loro terre e diventarono "fuori legge" fin quando, girovagando di
qua e di là, passarono al servizio di questo o di quel signore feudale, cui restarono
devoti per il resto della vita. Gli uomini più robusti e più avventurosi vivano
reclutati; i timidi ed i deboli eliminati.
Da questa selezione si
andò formando una vera e propria razza rude, maschia, dotata di una resistenza e di una
forza che un giorno lontano ed inimmaginabile avrebbe dato anche nell'ambito
internazionale prove sorprendenti. Il lealismo dei Samurai fu la fortuna del regime
shogunale; l'arte, la storia, la letteratura giapponese sono intessute di scene, di
episodi e di poemi che traggono ispirazione e trama da questo cieco senso del dovere e
dalla devozione incondizionata del servo al padrone. Quando il capo di un clan desiderava
che un suo rivale fosse eliminato, dava ai propri partigiani ordini del genere di quello
che Salomé invocò da Erode e poteva avvenire, dopo poco tempo, che la testa del nemico
gli fosse portata davanti come un doveroso trofeo. Nel XVI secolo, il precettore di un
giovanetto, quindicenne, che doveva poi diventare il grande Oda Nobunaga, visto che i suoi
insegnamenti non avevano presa alcuna sul giovane signore, eccessivamente dedito alla vita
molle e contemplativa, intuì che sarebbero stati efficaci solo se lasciati come le
proprie ultime volontà; scrisse un testamento con tutti i consigli e le esortazioni, che
il discepolo avrebbe dovuto seguire, e poi si tolse la vita. L'espediente portò
prematuramente alla tomba il fedele servitore, Hirade Kiyoide, ma ebbe un tale effetto sul
giovane, assalito dal pentimento e dalla volontà di riabilitazione, che il suo destino di
guerriero e di uomo politico fu segnato.
La spada divenne, per i Samurai, il simbolo del potere e del coraggio. Non usare la spada,
ma essere la spada stessa; pura, serena, immobile, fu il loro ideale. Quando i tempi erano
calamitosi e venivan turbati da guerre intestine, allora i Samurai divenivano eroi di
mestiere; ma quando sopravvenivano periodi di pace, che a volte si prolungarono per
secoli, per esempio dal 1603 al 1868, allora i Samurai erano costretti ad una forzata
inerzia e la loro presenza era paventata dalla gente dabbene. Non potendo più combattere,
i Samurai inquisivano nelle faccende altrui e spiavano le azioni del prossimo sia per un
ereditario vizio mentale, sia per trovar pretesti che giustificassero l'impiego della
spada. I peggiori spendevano il tempo a bere, mangiare, fumare, frequentando alcune
speciali case dalle persiane verdi; qualche volta si dedicavano a divagazioni estetiche,
ma più spesso commettevano colpi di mano. E poiché erano piuttosto numerosi (in certi
tempi raggiunsero il numero di ottantamila) erano considerati dalla popolazione come un
pericolo pubblico. L'orgasmo provocato dalle loro minacce non cessava neppure quando le
pacifiche famiglie si raccoglievano nelle loro stanze di riposo. Ai bambini si insegnava a
non stare seduti tra una stuoia e l'altra del pavimento perché attraverso le fenditure di
esso un Samurai vendicativo, strisciando nell'intercapedine del sottosuolo, avrebbe potuto
far passare la lama della spada e ucciderli. Il termine Samurai, tuttavia, non si
applicava soltanto ai partigiani di bassa estrazione, ma, erano Samurai anche funzionari
di classe elevata, ufficiali, dignitari. Tutti erano esenti dalle tasse ed avevano
assicurata dal governo una pensione in natura valutata con misure di riso.
Era logico che i Samurai non potessero scomparire quando veniva a cessare lo stato di
guerra, anche perché, dopo secoli di lotte continue, sembrava impossibile che la pace
potesse essere qualcosa di diverso da una noiosa parentesi. In questi tempi eccezionali,
essi si dedicavano alle arti, agli esercizi marziali, agli insegnamenti cavallereschi,
applicando formalità protocollari di una raffinatezza incredibile. Essi passavano dalle
imprese marziali alla cerimonia del tè, ai certami poetici, all'arte decorativa dei
fiori, praticando regole così fisse e complicate che chi non vi si era applicato con
lunghi studi finiva per apparire alla società di allora come uno zotico indegno di
qualsiasi considerazione. Quei Samurai che si trovavano ingolfati, nei debiti, oppure
quelli che avevano commesso qualche efferata uccisione senza averne avuto mandato, e non
sapevano come giustificarsi di fronte al loro pacifico signore, abbandonavano i castelli e
si davano alla macchia. Venivano allora chiamati "uomini-onda" o ronin, perché
fluttuavano in un'instabilità ossessionante e continua. Al tempo degli shogun Ashikaga
(1336-1573), che fu un periodo di sommosse, di guerre guerreggiate, di pestilenze e di
soprusi, si diffuse fra gli uomini validi l'abitudine di portare due sciabole: una lunga e
una corta; la katana e la wakizashi. La prima per colpire il nemico; la seconda per
togliersi la vita piuttosto che cadere prigioniero. L'usanza del seppuku (quella forma di
suicidio che con termine volgare viene chiamato harakiri) nacque così, e
nell'elevatissimo spirito militare delle epoche successive ebbe una gran parte questa
concezione atavica che gli uomini d'arme ritenevano facesse parte del loro dovere. Nitobé
nel suo Bushido, che è il codice d'onore del Giappone, parlando del seppuku lo giustifica
e lo esalta perché anche gli Elleni credevano che l'anima abitasse nelle visceri. Del
resto gli innamorati cinesi quando sono lontani l'uno dall'altro si giurano fedeltà
affermando, nelle corrispondenze intime, "i nostri mesti intestini sono legati con
cento nodi", e quando finisce un bel sogno d'amore invece di dire che l'incantesimo
è svanito, dicono "i nostri intestini si sono rotti".
La celebre storia dei quarantasette ronin, che si diedero tutti morte spontanea assurgendo
per i Giapponesi alla gloria di un mito, contribuisce a spiegare questa psicologia, con
l'assenza totale di paura di fronte alla morte e con la volontà del sacrificio estremo
per la salvezza del proprio signore. Fino al 1945 toccare una spada senza prendere
riguardose precauzioni affinché il fiato non contaminasse la lucentezza e la purezza
della lama era scorrettezza deplorevole. Quando i Giapponesi vogliono dire che un uomo ha
la coscienza poco pulita dicono che l'ha "arrugginita" tanto è istintivo e
tradizionale il riferimento all'arma bianca. Nei musei le sciabole erano deposte su drappi
bianchi in segno di assoluto rispetto. Le formalità alle quali si attenevano gli armaioli
delle varie città impedivano lo svilimento e la volgarizzazione delle armi, alle quali si
attribuiva spesso un potere quasi divino. Vi erano scuole e tendenze nettamente
contrastanti le une con le altre. Alcuni erano sostenitori di un determinato tipo di
spada, altri propendevano per le lame di un'altra fucina, ed il valore di affezione subiva
sbalzi incalcolabili. Qualche famiglia artigiana, come quella di Muramasa che fiorì alla
fine del XV secolo, forgiava lame insuperabili, e che portavano fortuna. Per i Samurai era
una questione d'onore anche il riconoscere di quale scuola o fucina fosse una spada.
Alcune lame storiche fecero fiorire una vera e proprio letteratura: così la famosa
Ikari-kiri, la spada con cui un Samurai tagliò la catena dell'ancora per salpare più
presto alla conquista della Corea, o come la Murakamo (cioè "addensa nubi"), la
più famosa arma di tutta la storia mitica del Giappone, con la quale il grande
condottiero Yamato Daké combatté contro gli Ainu rigettandoli a poco a poco verso il
Nord nelle gelate lande dell'Hokkaido. Durante quei lontanissimi combattimenti gli Ainu,
lenti come plantigradi siberiani, vistisi perduti, cercavano di contenere l'avanzata dei
piccoli uomini gialli venuti dal Sud appiccando il fuoco alle praterie e ai canneti ma la
spada murakamo, senza perdere nulla della propria nobiltà, divenne kusanagi o
"falciatrice d'erba" dato che la falciatura dell'erba era la migliore misura
preventiva per evitare il propagarsi del fuoco. Un'altra spada leggendaria, tragica ed
amena, fu quella di Mitsunaka Minamoto che effettuava ad un tempo l'esecuzione capitale e
la preparazione estetica alla morte: decapitò un prigioniero, ma, con lo stesso colpo,
gli rase la barba.
Alcuni nomi dei più famosi artigiani, come Munechika, Yosjhimitsu e Masamune, erano
ancora, durante l'ultima guerra, sulle labbra dei ragazzi quando giocavano per la strada.
La loro era un'arte sacra. Per la forgia del metallo si aspettavano certe fasi della luna;
alcuni armaioli andavano perfino in Corea perché laggiù l'acqua di un fiume era ritenuta
più efficace per ottenere una buona tempera. L'artigiano lavorava in paramenti
sacerdotali, e, mentre stava temprando le lame di buona qualità, praticava i riti della
purificazione astenendosi da determinati cibi per giorni e giorni, fino a quando non
avesse finito la sua opera. Nessuno, neppure i familiari, doveva entrare nella fucina né
rivolgergli la parola. Il modo per ottenere una buona tempera era tenuto segretissimo. Si
ricorda a questo proposito un episodio leggendario: quello di un giovane apprendista,
malefico e infedele, che si era messo in mente di carpire al padrone il segreto della
insuperabile tempera delle sue spade. Tenuto sempre fuori dal laboratorio durante il bagno
dei metalli, il garzone, dopo aver spiato lungamente dalle fessure della parete il suo
diffidente maestro, irruppe nel locale al momento dell'operazione ed immerse la mano nella
vasca. Seppe così quanto voleva sapere, ma quando rialzò la mano, essa era scheletrita.
Mitsunake, armaiolo di Kyoto, si ritirava a pregare nel tempio di Enryakuji per un certo
numero di giorni. Cercava cioè di nobilitarsi, concentrandosi e traendo ispirazione, e
solo così poteva pensare di forgiare spade non solo eccellenti, ma dì una nobiltà che
confinava con il sacro. Mentre nel X secolo le spade erano ancora usate raramente, nell'XI
e nel XII perfino i monaci di Nara e di Hiyeisan si armarono e divennero militanti,
creando una confusione tra guerra e religione da cui derivò, o quanto meno trovò più
giustificata ragione, l'attribuzione di un carattere sacro alla spada. L'abitudine di
adottare motivi religiosi nella decorazione dei foderi nacque probabilmente da questa
circostanza storica. Il Samurai più che un baldanzoso temerario era un volontario della
morte, predestinato e convinto. Il disprezzo della vita non era una manifestazione
subitanea e occasionale; ma una costante linea di condotta in pace e in guerra, alla quale
essi si attenevano sempre.
.: Versi tratti
dall'Hagakure
[Il codice segreto dei Samurai]
Sotto la pioggia, rassegnarsi Lezione da imparare dalla pioggia. Se a
metà strada ti sorprende un acquazzone in genere corri al riparo per non bagnarti.
Nonostante tutto, finisci per bagnarti. Se invece ti rassegni al fatto di bagnarti fin
dall'inizio, la cosa non ti dispiacerà per niente. Questo atteggiamento vale anche in
tante altre situazioni.
Crudeltà e
compassione del signor Katsushige Quando il signor Katsushige era giovane, suo padre
Naoshige gli disse: "Per imparare bene a usare la spada ti puoi esercitare sui
condannati a morte". Vennero allineati dieci uomini e il signor Katsushige ne
decapitò nove. Arrivato al decimo, vedendo che era ancora giovane e in buona salute,
disse:"Sono stanco di uccidere e voglio salvare questo giovane". In questo modo,
il giovane venne risparmiato.
Abilità nel tagliare
la testa Un uomo che aveva decapitato 50 persone affermò: "Secondo la testa di
una persona, si incontra resistenza come nel tagliare il petto in due. Tagliando la testa
a tre persone di seguito, non si sente ancora tanta difficoltà, ma, quando si continua a
tagliare per 4 o 5 volte, si incomincia a sentire una certa resistenza. Tuttavia,
trattandosi di un compito molto importante, se si mira a far rotolare la testa per terra,
non si sbaglia colpo".
Una feroce pratica
segreta Si dice che tagliando a qualcuno la faccia in lungo e in largo, urinandogli
sopra e calpestandolo poi coi sandali di paglia, gli si distacchi la pelle.
Questo è quanto ha sentito il monaco Gyoiaku durante il suo soggiorno a Kyoto. E' una
pratica segreta.
Un metodo segreto per
ottenere la calma Un metodo segreto per ottenere la calma è quello di inghiottire la
saliva. Questo vale anche per quando si è arrabbiati. E' un mezzo efficace anche il
mettere della saliva sulla fronte. Questa è la tecnica segreta della scuola di tiro con
l'arco di Yoshida.
Evitare lo spreco
Mio padre amava anche ripetere: "Un samurai in servizio usa lo spazzolino da denti
anche se non mangia e indossa un abito di pelle di tigre foderato con pelle di cane".
Un samurai deve usare discrezione fuori ed evitare ogni spreco in casa. Purtroppo,
generalmente, avviene il contrario.
Morte orribile per un
ladro Per prima cosa gli bruciarono tutti i peli del corpo e quindi gli strapparono le
unghie. Lo bucarono col trapano e gli inflissero altre torture, ma lui non emise un
lamento e non cambio di colore. Alla fine gli spaccarono le spalle e lo misero a bollire
nella salsa di soia. Morì col corpo piegato all'indietro.
Morire in battaglia
coi baffi I samurai dei tempi passati si lasciavano crescere i baffi per essere
riconosciuti dopo la morte in battaglia. Siccome ai caduti venivano tagliati il naso e le
orecchie, era difficile distinguere il cadavere di un uomo da quello di una donna e
sarebbe stata una vergogna che la testa di un samurai venisse buttata via con quella di
una donna.
Consigli per dormire
bene Ecco come correggere le brutte abitudini nel dormire. E' bene dormire con la mano
sinistra abbassata, portando la mano e il piede destro sul fianco destro, secondo la
posizione tradizionale e stringendo il pollice della mano. Questa è anche un'arte per non
perdere mai la concentrazione.
Come comportarsi in
una discussione Quando hai qualche discussione importante con un tuo avversario,
lascialo parlare per primo e ammetti quando dice il giusto, ma non appena costui, pieno di
orgoglio, dice qualcosa di sbagliato, interrompilo e digli tutto quello che ti viene in
mente.
Riguardo alle figlie Mio
padre Jinuemon diceva che è meglio non avere figlie, perchè sono un peso per la famiglia
e una preoccupazione per i genitori. Basta prendersi cura della primogenita e trascurare
le altre.
Cortesia e rispetto
per tutti Mio padre Jinuemon era solito dire:"La tua schiena non diventerà curva
per il troppo inchinarti e il tuo pennello non si consumerà per aver scritto troppe
parole di riverenza". Oggi la gente dimostra di aver poca gentilezza e sembra
distratta e antipatica. E' bene portare rispetto a tutti senza discriminazione. Quando ti
siedi e quando ti alzi, cerca di fare un profondo saluto, adattandoti all'ambiente. Il
rispetto non va mostrato a seconda delle persone. Ai nostri giorni c'è poca cortesia e la
gente si mostra irrequieta.
Gli insegnamenti del
padre Questi sono gli insegnamenti di Yamamoto Jinuemon, padre di Tsunetomo: I giovani
non devono perdere il tempo nell'ascoltare canzoni, nel leggere romanzi o nel gioco del
go. Devi concentrarti mentre compi un'azione. Tieni ben legato anche il pollo arrostito.
Sprona sempre di più il cavallo in corsa. Una persona che ti dice le cose apertamente non
ha nessuna malizia nel cuore. Un uomo vive per una generazione, ma il suo nome rimarrà in
eterno. Per guadagnare soldi basta lavorare, ma un autentico uomo completo non lo si
trova facilmente. Chi sorride in modo forzato, se è un uomo, è un vile; se è una donna,
è una che tradisce il marito. Fare delle domande quando sai già la risposta, è buona
educazione; quando non la sai è un dovere. Se si guarda bene in una direzione, si vedono
anche tutte le altre direzioni. Quandi si sa una cosa, se ne capiscono altre diecimila.
Avvolgi sempre le tue buone intenzioni in un manto di aghi di pino verde. Chi fa
affidamento sugli altri è un vile. Mettere le mani dentro la giacca è segno di
trascuratezza. Tieni il berretto di bambù e l'elmetto ben abbassati sulla fronte.
Come considerare le cose In una massima murale del signor
Naoshige era scritto: "Considera le cose di grande importanza non troppo
seriamente". A questo punto il maestro Ittei* aggiunse:" Considera le cose di
poca importanza molto seriamente". Ci sono al massimo due o tre cose di grande
importanza e si possono capire subito col pensarci in modo ordinario. Perciò,
considerandole in anticipo, le cose di grande importanza si risolvono subito, senza
perdere tempo. Tuttavia, avviene sempre che, non avendo nessuna preparazione, messi
davanti ai fatti, non si sanno prendere decisioni adeguate. Ragionando in questo modo e
con una costante risolutezza si può capire il senso delle parole "Considera le cose
di grande importanza non troppo seriamente".
*Ischida Ittei (1629-93), maestro confuciano nel feudo di Saga
Uomini effemminati
Si racconta che il medico Matsukuma Kyoan abbia detto :" Secondo la medicina l'uomo
è Yang e la donna Yin e ci sono due metodi di cura differenti l'uno dall'altro. Ma anche
il polso è cambiato. In questi ultimi cinquant'anni il polso dell'uomo è diventato
uguale a quello della donna. Quando mi sono accorto di questo fatto, ho capito che ci si
può servire della stessa cura sia per la malattia dell'occhio dell'uomo come per quello
della donna. Usando per l'uomo la cura finora usata per l'occhio dell'uomo non si ottiene
più nessun risultato. Questo avviene perchè, essendo lo spirito dell'uomo indebolito ed
effemminato, il mondo è alla fine. Avendo capito questo fatto dalla mia esperienza
personale, l'ho mantenuto segreto".
Un samurai usa lo
spazzolino da denti anche se non mangia Ecco alcune frasi che Yamamoto Jinuemon, padre
di Tsunemoto, ripeteva continuamente: "Se si vede bene in una direzione, si vedono
anche le otto direzioni. Una persona dal sorriso forzato, se uomo, è un vile, se donna,
una dissoluta. Guarda in faccia la persona alla quale stai per comunicare un messaggio a
parole; basta fare l'inchino all'inizio della conversazione. Non è buona educazione
parlare a testa bassa. Non è buona educazione mettere le mani dentro le maniche. Dopo che
hai letto un manoscritto o un libro, brucialo subito. E' un dovere dei nobili di corte il
leggere i libri. Alla famiglia Nakano è stato affidato il compito di esercitarsi nelle
arti marziali usando spade di quercia. Un samurai che non appartiene a una compagnia e che
non possiede un cavallo non è un vero samurai. Una persona forte è degna di fiducia. Un
orario da seguire: levata alle quattro del mattino; fare il bagno tutte le mattine e
aggiustarsi bene la capigliatura; colazione al sorgere del sole e andare a riposo al
tramonto. Un samurai usa lo spazzolino da denti anche se non mangia. La sua veste è
foderata con pelle di cane all'interno e con pelle di tigre all'esterno*".
* Un samurai non mostra agli altri i suoi difetti
Come guarire una
ferita Il daymo di Amari Bizen, vassallo di Takeda Shingen, morì in battaglia. Suo
figlio Tozo fu assunto in servizio all'età si diciott'anni al posto del padre. Un soldato
della sua compagnia fu colpito gravemente e la ferita non si rimarginava. Tozo gli ordinò
di bere una bevanda mista con feci di cavallo di colore rosso, ma il ferito gli rispose:
"La vita è preziosa per me e non voglio rovinarla bevendo le feci di cavallo".
Tozo allora cercò di convincerlo: "Sei veramente un soldato ammirevole! Hai ragione!
Tuttavia è nostro dovere, dopo una battaglia, mantenerci in vita per servire il sovrano e
in un combattimento futuro vincere nuovamente per lui. Ecco, io bevo le feci per primo per
incoraggiarti". Dopo averne bevuto un sorso, passò la tazza al soldato ferito, il
quale, apprezzando questo gesto, prese la medicina e guarì dalla ferita.
Come educare la
gioventù Nell'educazione dei ragazzi, bisogna per prima cosa cercare di inculcare in
loro il coraggio. Fin dall'infanzia, essi devono abituarsi a vedere nei loro genitori
l'immagine del sovrano. Bisogna insegnare loro le buone maniere nella vita quotidiana: il
servizio agli altri, il saluto, la pazienza e persino il corretto modo di camminare per
strada. I nostri vecchi furono educati in questo modo. Quando si mostrano negligenti,
bisogna rimproverarli e lasciarli un giorno senza mangiare. Questa è la disciplina degna
di un vassallo. Nell'educazione delle ragazze, invece, bisogna per prima cosa insegnare
loro la castità fin dall'infanzia. Esse devono sempre mantenersi a due metri di distanza
dagli uomini, e non guardarli mai in faccia e non ricevere mai niente da loro
direttamente. Non devono andare in giro per divertirsi o fare visite ai templi. Una donna
che è stata educata alla sofferenza in casa sua, non si perderà di coraggio quanda sarà
sposa. Nell'educare i sudditi, è necessario usare ora il premio, ora la punizione. Se si
trascura la sorveglianza, essi diventano egoisti e malvagi. Bisogna prestare attenzione a
queste cose.
Decapitare i
delinquenti è un dovere Anticamente un samurai era abituato a decapitare i criminale
fin dall'età di 14 o 15 anni. Anche il signor Katsushige, per ordine del padre Naoshige,
imparò a decapitare dieci uomini, uno dopo l'altro. Nel passato anche i nobili facevano
queste cose, mentre oggi si è diventati così negligenti che neppure le persone ordinarie
usano la spada per decapitare. Oggi si portano scusa dicendo che si può fare a meno di
decapitare gli altri, che non c'è nessun merito nel tagliare la testa a uno che è
legato, che è cosa contraria alla compassione buddista, che ci si sporca la coscienza.
Tutto sommato bisogna convincersi che non si ha più a cuore il valore militare e che si
pensa soltanto a tenere pulite le unghie e a mostrarsi belli davanti agli altri. Ma,
poichè è una cosa che bisogna fare, il signoe Naoshige diede l'ordine di farlo. Io
stesso negli anni scorsi, nel luogo diesecuzione di Kase, ho provato a decapitare e mi
sono sentito rinvigorito. Il manifestare ripulsione in queste cose, è segno di mancanza
di coraggio.
Come dare il colpo
finale Noda Kizaemon diceva riguardo al kaishaku:
"Dover fare da kaishaku a uno che, mentre sta per morire, perde la ragione e
barcolla, può essere causa di inconvenienti. In questa circostanza devi fare un passo
indietro in modo che l'altro ricuperi le sue forze e, quando ritrova la calma, cerca di
dare il colpo senza esitazioni. In questo modo l'esecuzione riuscirà".
La vendetta di un
marito tradito Un tale si era allontanato per qualche tempo da casa e quando tornò,
di notte, trovò in casa uno che commetteva adulterio con la moglie. Dopo averlo ucciso,
fece un buco nel muro di casa e ci mise davanti una balla di riso. Andò quindi a dire
alle autorità di aver ucciso un ladro. Fatta l'inchiesta, tutto si concluse senza
complicazioni. In seguito divorziò dalla moglie e in questo modo ebbe termine la vicenda.
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