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::: Prontuario del Samurai
Tratto dall'Hagakure, il codice segreto dei Samurai



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.: Introduzione

Vi riportiamo qui di seguito alcune informazioni sul mondo dei Samurai, i famosi guerrieri giapponesi senza paura, ligi al dovere e all'onore, figura che sicuramente voi tutti conoscete, chi più, chi meno. Grazie all'Hagakure, il codice segreto dei Samurai, siamo in grado di riportarvi alcune delle loro regole, tradizioni e leggende : a volte giuste, a volte un po' assurde... ma comunque realmente appartenute al loro credo. Vi riportiamo inoltre un articolo che vi farà da prefazione a quello che leggerete, dandovi qualche informazione in più, utile a comprendere meglio questo mondo così particolare e storicamente affascinante, il mondo dei Samurai.


.: Il Samurai e la spada
[di Bianca Ferrara, "Historia" giugno 1959]


Ogni qualvolta si parla del Giappone, ricorre la parola "Samurai" ma in Occidente se ne conosce poco e male il valore, questa è la storia degli uomini cui la definizione spetta di diritto.
Il sistema feudale giapponese, che è durato fino alla metà del secolo scorso, poggiava sulla fedeltà assoluta dei Samurai al loro signore, sul "culto della lealtà " (Bushido) e sul disprezzo della morte. La stessa parola Samurai ci rivela lo spirito che animava gran parte della società di quei tempi e che ha continuato a permeare l'animo dei contemporanei. Vi sono, di essa, due versioni etimologiche: secondo alcuni significa "stare in guardia"; secondo altri "uomo che serve". Da un lato, la diffidenza estrema verso il nemico; dall'altro l'obbedienza cieca al proprio capo. I Samurai, come classe, si vennero formando al tempo dei Fujiwara quando questi Shogun o reggenti (in realtà veri usurpatori del potere imperiale), cominciarono a distribuire grandi superfici di terreno ai loro seguaci. Allora molti contadini, defraudati dei loro poderi e oberati dalle tasse, si procurarono clandestinamente le armi, disertarono le loro terre e diventarono "fuori legge" fin quando, girovagando di qua e di là, passarono al servizio di questo o di quel signore feudale, cui restarono devoti per il resto della vita. Gli uomini più robusti e più avventurosi vivano reclutati; i timidi ed i deboli eliminati.

Da questa selezione si andò formando una vera e propria razza rude, maschia, dotata di una resistenza e di una forza che un giorno lontano ed inimmaginabile avrebbe dato anche nell'ambito internazionale prove sorprendenti. Il lealismo dei Samurai fu la fortuna del regime shogunale; l'arte, la storia, la letteratura giapponese sono intessute di scene, di episodi e di poemi che traggono ispirazione e trama da questo cieco senso del dovere e dalla devozione incondizionata del servo al padrone. Quando il capo di un clan desiderava che un suo rivale fosse eliminato, dava ai propri partigiani ordini del genere di quello che Salomé invocò da Erode e poteva avvenire, dopo poco tempo, che la testa del nemico gli fosse portata davanti come un doveroso trofeo. Nel XVI secolo, il precettore di un giovanetto, quindicenne, che doveva poi diventare il grande Oda Nobunaga, visto che i suoi insegnamenti non avevano presa alcuna sul giovane signore, eccessivamente dedito alla vita molle e contemplativa, intuì che sarebbero stati efficaci solo se lasciati come le proprie ultime volontà; scrisse un testamento con tutti i consigli e le esortazioni, che il discepolo avrebbe dovuto seguire, e poi si tolse la vita. L'espediente portò prematuramente alla tomba il fedele servitore, Hirade Kiyoide, ma ebbe un tale effetto sul giovane, assalito dal pentimento e dalla volontà di riabilitazione, che il suo destino di guerriero e di uomo politico fu segnato.

La spada divenne, per i Samurai, il simbolo del potere e del coraggio. Non usare la spada, ma essere la spada stessa; pura, serena, immobile, fu il loro ideale. Quando i tempi erano calamitosi e venivan turbati da guerre intestine, allora i Samurai divenivano eroi di mestiere; ma quando sopravvenivano periodi di pace, che a volte si prolungarono per secoli, per esempio dal 1603 al 1868, allora i Samurai erano costretti ad una forzata inerzia e la loro presenza era paventata dalla gente dabbene. Non potendo più combattere, i Samurai inquisivano nelle faccende altrui e spiavano le azioni del prossimo sia per un ereditario vizio mentale, sia per trovar pretesti che giustificassero l'impiego della spada. I peggiori spendevano il tempo a bere, mangiare, fumare, frequentando alcune speciali case dalle persiane verdi; qualche volta si dedicavano a divagazioni estetiche, ma più spesso commettevano colpi di mano. E poiché erano piuttosto numerosi (in certi tempi raggiunsero il numero di ottantamila) erano considerati dalla popolazione come un pericolo pubblico. L'orgasmo provocato dalle loro minacce non cessava neppure quando le pacifiche famiglie si raccoglievano nelle loro stanze di riposo. Ai bambini si insegnava a non stare seduti tra una stuoia e l'altra del pavimento perché attraverso le fenditure di esso un Samurai vendicativo, strisciando nell'intercapedine del sottosuolo, avrebbe potuto far passare la lama della spada e ucciderli. Il termine Samurai, tuttavia, non si applicava soltanto ai partigiani di bassa estrazione, ma, erano Samurai anche funzionari di classe elevata, ufficiali, dignitari. Tutti erano esenti dalle tasse ed avevano assicurata dal governo una pensione in natura valutata con misure di riso.

Era logico che i Samurai non potessero scomparire quando veniva a cessare lo stato di guerra, anche perché, dopo secoli di lotte continue, sembrava impossibile che la pace potesse essere qualcosa di diverso da una noiosa parentesi. In questi tempi eccezionali, essi si dedicavano alle arti, agli esercizi marziali, agli insegnamenti cavallereschi, applicando formalità protocollari di una raffinatezza incredibile. Essi passavano dalle imprese marziali alla cerimonia del tè, ai certami poetici, all'arte decorativa dei fiori, praticando regole così fisse e complicate che chi non vi si era applicato con lunghi studi finiva per apparire alla società di allora come uno zotico indegno di qualsiasi considerazione. Quei Samurai che si trovavano ingolfati, nei debiti, oppure quelli che avevano commesso qualche efferata uccisione senza averne avuto mandato, e non sapevano come giustificarsi di fronte al loro pacifico signore, abbandonavano i castelli e si davano alla macchia. Venivano allora chiamati "uomini-onda" o ronin, perché fluttuavano in un'instabilità ossessionante e continua. Al tempo degli shogun Ashikaga (1336-1573), che fu un periodo di sommosse, di guerre guerreggiate, di pestilenze e di soprusi, si diffuse fra gli uomini validi l'abitudine di portare due sciabole: una lunga e una corta; la katana e la wakizashi. La prima per colpire il nemico; la seconda per togliersi la vita piuttosto che cadere prigioniero. L'usanza del seppuku (quella forma di suicidio che con termine volgare viene chiamato harakiri) nacque così, e nell'elevatissimo spirito militare delle epoche successive ebbe una gran parte questa concezione atavica che gli uomini d'arme ritenevano facesse parte del loro dovere. Nitobé nel suo Bushido, che è il codice d'onore del Giappone, parlando del seppuku lo giustifica e lo esalta perché anche gli Elleni credevano che l'anima abitasse nelle visceri. Del resto gli innamorati cinesi quando sono lontani l'uno dall'altro si giurano fedeltà affermando, nelle corrispondenze intime, "i nostri mesti intestini sono legati con cento nodi", e quando finisce un bel sogno d'amore invece di dire che l'incantesimo è svanito, dicono "i nostri intestini si sono rotti".

La celebre storia dei quarantasette ronin, che si diedero tutti morte spontanea assurgendo per i Giapponesi alla gloria di un mito, contribuisce a spiegare questa psicologia, con l'assenza totale di paura di fronte alla morte e con la volontà del sacrificio estremo per la salvezza del proprio signore. Fino al 1945 toccare una spada senza prendere riguardose precauzioni affinché il fiato non contaminasse la lucentezza e la purezza della lama era scorrettezza deplorevole. Quando i Giapponesi vogliono dire che un uomo ha la coscienza poco pulita dicono che l'ha "arrugginita" tanto è istintivo e tradizionale il riferimento all'arma bianca. Nei musei le sciabole erano deposte su drappi bianchi in segno di assoluto rispetto. Le formalità alle quali si attenevano gli armaioli delle varie città impedivano lo svilimento e la volgarizzazione delle armi, alle quali si attribuiva spesso un potere quasi divino. Vi erano scuole e tendenze nettamente contrastanti le une con le altre. Alcuni erano sostenitori di un determinato tipo di spada, altri propendevano per le lame di un'altra fucina, ed il valore di affezione subiva sbalzi incalcolabili. Qualche famiglia artigiana, come quella di Muramasa che fiorì alla fine del XV secolo, forgiava lame insuperabili, e che portavano fortuna. Per i Samurai era una questione d'onore anche il riconoscere di quale scuola o fucina fosse una spada. Alcune lame storiche fecero fiorire una vera e proprio letteratura: così la famosa Ikari-kiri, la spada con cui un Samurai tagliò la catena dell'ancora per salpare più presto alla conquista della Corea, o come la Murakamo (cioè "addensa nubi"), la più famosa arma di tutta la storia mitica del Giappone, con la quale il grande condottiero Yamato Daké combatté contro gli Ainu rigettandoli a poco a poco verso il Nord nelle gelate lande dell'Hokkaido. Durante quei lontanissimi combattimenti gli Ainu, lenti come plantigradi siberiani, vistisi perduti, cercavano di contenere l'avanzata dei piccoli uomini gialli venuti dal Sud appiccando il fuoco alle praterie e ai canneti ma la spada murakamo, senza perdere nulla della propria nobiltà, divenne kusanagi o "falciatrice d'erba" dato che la falciatura dell'erba era la migliore misura preventiva per evitare il propagarsi del fuoco. Un'altra spada leggendaria, tragica ed amena, fu quella di Mitsunaka Minamoto che effettuava ad un tempo l'esecuzione capitale e la preparazione estetica alla morte: decapitò un prigioniero, ma, con lo stesso colpo, gli rase la barba.

Alcuni nomi dei più famosi artigiani, come Munechika, Yosjhimitsu e Masamune, erano ancora, durante l'ultima guerra, sulle labbra dei ragazzi quando giocavano per la strada. La loro era un'arte sacra. Per la forgia del metallo si aspettavano certe fasi della luna; alcuni armaioli andavano perfino in Corea perché laggiù l'acqua di un fiume era ritenuta più efficace per ottenere una buona tempera. L'artigiano lavorava in paramenti sacerdotali, e, mentre stava temprando le lame di buona qualità, praticava i riti della purificazione astenendosi da determinati cibi per giorni e giorni, fino a quando non avesse finito la sua opera. Nessuno, neppure i familiari, doveva entrare nella fucina né rivolgergli la parola. Il modo per ottenere una buona tempera era tenuto segretissimo. Si ricorda a questo proposito un episodio leggendario: quello di un giovane apprendista, malefico e infedele, che si era messo in mente di carpire al padrone il segreto della insuperabile tempera delle sue spade. Tenuto sempre fuori dal laboratorio durante il bagno dei metalli, il garzone, dopo aver spiato lungamente dalle fessure della parete il suo diffidente maestro, irruppe nel locale al momento dell'operazione ed immerse la mano nella vasca. Seppe così quanto voleva sapere, ma quando rialzò la mano, essa era scheletrita. Mitsunake, armaiolo di Kyoto, si ritirava a pregare nel tempio di Enryakuji per un certo numero di giorni. Cercava cioè di nobilitarsi, concentrandosi e traendo ispirazione, e solo così poteva pensare di forgiare spade non solo eccellenti, ma dì una nobiltà che confinava con il sacro. Mentre nel X secolo le spade erano ancora usate raramente, nell'XI e nel XII perfino i monaci di Nara e di Hiyeisan si armarono e divennero militanti, creando una confusione tra guerra e religione da cui derivò, o quanto meno trovò più giustificata ragione, l'attribuzione di un carattere sacro alla spada. L'abitudine di adottare motivi religiosi nella decorazione dei foderi nacque probabilmente da questa circostanza storica. Il Samurai più che un baldanzoso temerario era un volontario della morte, predestinato e convinto. Il disprezzo della vita non era una manifestazione subitanea e occasionale; ma una costante linea di condotta in pace e in guerra, alla quale essi si attenevano sempre.


.: Versi tratti dall'Hagakure
[Il codice segreto dei Samurai]


Sotto la pioggia, rassegnarsi Lezione da imparare dalla pioggia. Se a metà strada ti sorprende un acquazzone in genere corri al riparo per non bagnarti. Nonostante tutto, finisci per bagnarti. Se invece ti rassegni al fatto di bagnarti fin dall'inizio, la cosa non ti dispiacerà per niente. Questo atteggiamento vale anche in tante altre situazioni.

Crudeltà e compassione del signor Katsushige Quando il signor Katsushige era giovane, suo padre Naoshige gli disse: "Per imparare bene a usare la spada ti puoi esercitare sui condannati a morte". Vennero allineati dieci uomini e il signor Katsushige ne decapitò nove. Arrivato al decimo, vedendo che era ancora giovane e in buona salute, disse:"Sono stanco di uccidere e voglio salvare questo giovane". In questo modo, il giovane venne risparmiato.

Abilità nel tagliare la testa Un uomo che aveva decapitato 50 persone affermò: "Secondo la testa di una persona, si incontra resistenza come nel tagliare il petto in due. Tagliando la testa a tre persone di seguito, non si sente ancora tanta difficoltà, ma, quando si continua a tagliare per 4 o 5 volte, si incomincia a sentire una certa resistenza. Tuttavia, trattandosi di un compito molto importante, se si mira a far rotolare la testa per terra, non si sbaglia colpo".

Una feroce pratica segreta Si dice che tagliando a qualcuno la faccia in lungo e in largo, urinandogli sopra e calpestandolo poi coi sandali di paglia, gli si distacchi la pelle.
Questo è quanto ha sentito il monaco Gyoiaku durante il suo soggiorno a Kyoto. E' una pratica segreta.

Un metodo segreto per ottenere la calma Un metodo segreto per ottenere la calma è quello di inghiottire la saliva. Questo vale anche per quando si è arrabbiati. E' un mezzo efficace anche il mettere della saliva sulla fronte. Questa è la tecnica segreta della scuola di tiro con l'arco di Yoshida.

Evitare lo spreco Mio padre amava anche ripetere: "Un samurai in servizio usa lo spazzolino da denti anche se non mangia e indossa un abito di pelle di tigre foderato con pelle di cane".
Un samurai deve usare discrezione fuori ed evitare ogni spreco in casa. Purtroppo, generalmente, avviene il contrario.

Morte orribile per un ladro Per prima cosa gli bruciarono tutti i peli del corpo e quindi gli strapparono le unghie. Lo bucarono col trapano e gli inflissero altre torture, ma lui non emise un lamento e non cambio di colore. Alla fine gli spaccarono le spalle e lo misero a bollire nella salsa di soia. Morì col corpo piegato all'indietro.

Morire in battaglia coi baffi I samurai dei tempi passati si lasciavano crescere i baffi per essere riconosciuti dopo la morte in battaglia. Siccome ai caduti venivano tagliati il naso e le orecchie, era difficile distinguere il cadavere di un uomo da quello di una donna e sarebbe stata una vergogna che la testa di un samurai venisse buttata via con quella di una donna.

Consigli per dormire bene Ecco come correggere le brutte abitudini nel dormire. E' bene dormire con la mano sinistra abbassata, portando la mano e il piede destro sul fianco destro, secondo la posizione tradizionale e stringendo il pollice della mano. Questa è anche un'arte per non perdere mai la concentrazione.

Come comportarsi in una discussione Quando hai qualche discussione importante con un tuo avversario, lascialo parlare per primo e ammetti quando dice il giusto, ma non appena costui, pieno di orgoglio, dice qualcosa di sbagliato, interrompilo e digli tutto quello che ti viene in mente.

Riguardo alle figlie Mio padre Jinuemon diceva che è meglio non avere figlie, perchè sono un peso per la famiglia e una preoccupazione per i genitori. Basta prendersi cura della primogenita e trascurare le altre.

Cortesia e rispetto per tutti Mio padre Jinuemon era solito dire:"La tua schiena non diventerà curva per il troppo inchinarti e il tuo pennello non si consumerà per aver scritto troppe parole di riverenza". Oggi la gente dimostra di aver poca gentilezza e sembra distratta e antipatica. E' bene portare rispetto a tutti senza discriminazione. Quando ti siedi e quando ti alzi, cerca di fare un profondo saluto, adattandoti all'ambiente. Il rispetto non va mostrato a seconda delle persone. Ai nostri giorni c'è poca cortesia e la gente si mostra irrequieta.

Gli insegnamenti del padre Questi sono gli insegnamenti di Yamamoto Jinuemon, padre di Tsunetomo: I giovani non devono perdere il tempo nell'ascoltare canzoni, nel leggere romanzi o nel gioco del go. Devi concentrarti mentre compi un'azione. Tieni ben legato anche il pollo arrostito.
Sprona sempre di più il cavallo in corsa. Una persona che ti dice le cose apertamente non ha nessuna malizia nel cuore. Un uomo vive per una generazione, ma il suo nome rimarrà in eterno.  Per guadagnare soldi basta lavorare, ma un autentico uomo completo non lo si trova facilmente. Chi sorride in modo forzato, se è un uomo, è un vile; se è una donna, è una che tradisce il marito. Fare delle domande quando sai già la risposta, è buona educazione; quando non la sai è un dovere. Se si guarda bene in una direzione, si vedono anche tutte le altre direzioni. Quandi si sa una cosa, se ne capiscono altre diecimila. Avvolgi sempre le tue buone intenzioni in un manto di aghi di pino verde. Chi fa affidamento sugli altri è un vile. Mettere le mani dentro la giacca è segno di trascuratezza. Tieni il berretto di bambù e l'elmetto ben abbassati sulla fronte.

Come considerare le cose In una massima murale del signor Naoshige era scritto: "Considera le cose di grande importanza non troppo seriamente". A questo punto il maestro Ittei* aggiunse:" Considera le cose di poca importanza molto seriamente". Ci sono al massimo due o tre cose di grande importanza e si possono capire subito col pensarci in modo ordinario. Perciò, considerandole in anticipo, le cose di grande importanza si risolvono subito, senza perdere tempo. Tuttavia, avviene sempre che, non avendo nessuna preparazione, messi davanti ai fatti, non si sanno prendere decisioni adeguate. Ragionando in questo modo e con una costante risolutezza si può capire il senso delle parole "Considera le cose di grande importanza non troppo seriamente".
*Ischida Ittei (1629-93), maestro confuciano nel feudo di Saga

Uomini effemminati Si racconta che il medico Matsukuma Kyoan abbia detto :" Secondo la medicina l'uomo è Yang e la donna Yin e ci sono due metodi di cura differenti l'uno dall'altro. Ma anche il polso è cambiato. In questi ultimi cinquant'anni il polso dell'uomo è diventato uguale a quello della donna. Quando mi sono accorto di questo fatto, ho capito che ci si può servire della stessa cura sia per la malattia dell'occhio dell'uomo come per quello della donna. Usando per l'uomo la cura finora usata per l'occhio dell'uomo non si ottiene più nessun risultato. Questo avviene perchè, essendo lo spirito dell'uomo indebolito ed effemminato, il mondo è alla fine. Avendo capito questo fatto dalla mia esperienza personale, l'ho mantenuto segreto".

Un samurai usa lo spazzolino da denti anche se non mangia Ecco alcune frasi che Yamamoto Jinuemon, padre di Tsunemoto, ripeteva continuamente: "Se si vede bene in una direzione, si vedono anche le otto direzioni. Una persona dal sorriso forzato, se uomo, è un vile, se donna, una dissoluta. Guarda in faccia la persona alla quale stai per comunicare un messaggio a parole; basta fare l'inchino all'inizio della conversazione. Non è buona educazione parlare a testa bassa. Non è buona educazione mettere le mani dentro le maniche. Dopo che hai letto un manoscritto o un libro, brucialo subito. E' un dovere dei nobili di corte il leggere i libri. Alla famiglia Nakano è stato affidato il compito di esercitarsi nelle arti marziali usando spade di quercia. Un samurai che non appartiene a una compagnia e che non possiede un cavallo non è un vero samurai. Una persona forte è degna di fiducia. Un orario da seguire: levata alle quattro del mattino; fare il bagno tutte le mattine e aggiustarsi bene la capigliatura; colazione al sorgere del sole e andare a riposo al tramonto. Un samurai usa lo spazzolino da denti anche se non mangia. La sua veste è foderata con pelle di cane all'interno e con pelle di tigre all'esterno*".
* Un samurai non mostra agli altri i suoi difetti

Come guarire una ferita Il daymo di Amari Bizen, vassallo di Takeda Shingen, morì in battaglia. Suo figlio Tozo fu assunto in servizio all'età si diciott'anni al posto del padre. Un soldato della sua compagnia fu colpito gravemente e la ferita non si rimarginava. Tozo gli ordinò di bere una bevanda mista con feci di cavallo di colore rosso, ma il ferito gli rispose: "La vita è preziosa per me e non voglio rovinarla bevendo le feci di cavallo". Tozo allora cercò di convincerlo: "Sei veramente un soldato ammirevole! Hai ragione! Tuttavia è nostro dovere, dopo una battaglia, mantenerci in vita per servire il sovrano e in un combattimento futuro vincere nuovamente per lui. Ecco, io bevo le feci per primo per incoraggiarti". Dopo averne bevuto un sorso, passò la tazza al soldato ferito, il quale, apprezzando questo gesto, prese la medicina e guarì dalla ferita.

Come educare la gioventù Nell'educazione dei ragazzi, bisogna per prima cosa cercare di inculcare in loro il coraggio. Fin dall'infanzia, essi devono abituarsi a vedere nei loro genitori l'immagine del sovrano. Bisogna insegnare loro le buone maniere nella vita quotidiana: il servizio agli altri, il saluto, la pazienza e persino il corretto modo di camminare per strada. I nostri vecchi furono educati in questo modo. Quando si mostrano negligenti, bisogna rimproverarli e lasciarli un giorno senza mangiare. Questa è la disciplina degna di un vassallo. Nell'educazione delle ragazze, invece, bisogna per prima cosa insegnare loro la castità fin dall'infanzia. Esse devono sempre mantenersi a due metri di distanza dagli uomini, e non guardarli mai in faccia e non ricevere mai niente da loro direttamente. Non devono andare in giro per divertirsi o fare visite ai templi. Una donna che è stata educata alla sofferenza in casa sua, non si perderà di coraggio quanda sarà sposa. Nell'educare i sudditi, è necessario usare ora il premio, ora la punizione. Se si trascura la sorveglianza, essi diventano egoisti e malvagi. Bisogna prestare attenzione a queste cose.

Decapitare i delinquenti è un dovere Anticamente un samurai era abituato a decapitare i criminale fin dall'età di 14 o 15 anni. Anche il signor Katsushige, per ordine del padre Naoshige, imparò a decapitare dieci uomini, uno dopo l'altro. Nel passato anche i nobili facevano queste cose, mentre oggi si è diventati così negligenti che neppure le persone ordinarie usano la spada per decapitare. Oggi si portano scusa dicendo che si può fare a meno di decapitare gli altri, che non c'è nessun merito nel tagliare la testa a uno che è legato, che è cosa contraria alla compassione buddista, che ci si sporca la coscienza. Tutto sommato bisogna convincersi che non si ha più a cuore il valore militare e che si pensa soltanto a tenere pulite le unghie e a mostrarsi belli davanti agli altri. Ma, poichè è una cosa che bisogna fare, il signoe Naoshige diede l'ordine di farlo. Io stesso negli anni scorsi, nel luogo diesecuzione di Kase, ho provato a decapitare e mi sono sentito rinvigorito. Il manifestare ripulsione in queste cose, è segno di mancanza di coraggio.

Come dare il colpo finale Noda Kizaemon diceva riguardo al kaishaku:
"Dover fare da kaishaku a uno che, mentre sta per morire, perde la ragione e barcolla, può essere causa di inconvenienti. In questa circostanza devi fare un passo indietro in modo che l'altro ricuperi le sue forze e, quando ritrova la calma, cerca di dare il colpo senza esitazioni. In questo modo l'esecuzione riuscirà".

La vendetta di un marito tradito Un tale si era allontanato per qualche tempo da casa e quando tornò, di notte, trovò in casa uno che commetteva adulterio con la moglie. Dopo averlo ucciso, fece un buco nel muro di casa e ci mise davanti una balla di riso. Andò quindi a dire alle autorità di aver ucciso un ladro. Fatta l'inchiesta, tutto si concluse senza complicazioni. In seguito divorziò dalla moglie e in questo modo ebbe termine la vicenda.